Economia e Lavoro
30 Ottobre 2013
Spese esorbitanti per la sede e resta il dilemma 'Reggio'

Fondazione Carife in rosso

di Marco Zavagli | 4 min

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00000800-originalLa Fondazione presenta i conti in rosso, con un passivo di 366mila euro (appianati con le riserve), e c’è chi chiede le dimissioni di Puglioli. A puntare il dito contro la dirigenza della Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara sono in molti. Ma arrivano dall’economista Paolo Malagodi le critiche più aspre. Malagodi parla di “immobilismo che non permette di gestire la crisi” e mette sul tavolo della discussione una metafora più che eloquente: “la categoria che Dante più condannava era quella degli ignavi”.

Non è stato tenero con la presidenza, ma non è stata una sorpresa, nemmeno l’avvocato Giuseppe Toscano che è arrivato a chiedere provocatoriamente il commissariamento della Fondazione (“è più quello che costa di quello che fa”). Al termine della sua invettiva Toscano ha chiesto anche di sapere il compenso dell’avvocato Guido Reggio, ma non ha ottenuto risposta.

E mentre dello stipendio dell’ex segretario generale, licenziato dai commissari Carife per essere assunto in Fondazione, si tornerà a parlare nel prosieguo, a tuonare contro Puglioli è anche l’avvocato Romano Guzzinati, ex presidente della camera di commercio, che vede nell’impasse di Palazzo Crema un “attendismo deleterio” per fermare il quale “occorre definire la linea del Piave”. Anche perché l’eventuale Caporetto non è così lontana secondo Teodorico Nanni: “essere inattivi equivale al suicidio”.

Puglioli dal canto suo rivela di aver incontrato nei giorni scorsi a Roma i dirigenti del Ministero dell’Economia, per affrontare il tema della situazione della Cassa: in base alle indicazioni ricevute “fino ad oggi la Fondazione ha inteso mantenere un consapevole atteggiamento di non interferenza”. L’incontro a Roma si è concluso “condividendo l’orientamento che nel prossimo futuro si cercherà di approfondire il disegno strategico complessivo che si sta formando per Carife, posto che questi primi mesi dovrebbero essere stati utili per meglio definire il quadro della situazione”.

Alla fine il documento di Puglioli, su appena 34 presenti, è stato approvato dall’assemblea con due soli voti contrari (Toscano e Malagodi). Questo nel giorno in cui Folco Quilici, medaglia d’oro nel 1983 per meriti culturali e tra le cento firme più influenti del mondo in campo ambientale secondo Forbes, è entrato tra i nuovi soci della Fondazione (assieme a Caterina Cornelio, direttrice del Museo archeologico nazionale di Ferrara, Roberta Monti, dirigente del polo scolastico Vergani–Navarra, e l’imprenditore Marco Cappellari).

Ma i dolori per i vertici della Fondazione non sono finiti. Dopo l’assemblea dei soci è stata la volta dell’organo di indirizzo. Anche qui il Documento Programmatico Previsionale per l’esercizio 2014 ha incassato la fiducia, alla quale è mancato il voto di Massimo Zanirato, segretario della Uil in rappresentanza del mondo sindacale.

I motivi? “A mio avviso quel bilancio non indica una prospettiva, non copre per intero le spese del personale, impegna il 70% delle entrate a copertura di interessi ipotecari, spreca risorse nella gestione”. Le uniche prospettive in effetti che è dato sapere sono quelle relative all’attività istituzionale, per la quale sono stati confermati i cinque settori rilevanti del precedente triennio (arte e cultura, ricerca, salute pubblica, volontariato e formazione ), dove la Fondazione proseguirà con il completamento delle erogazioni effettuate sula base di delibere pregresse, che prevedono disponibilità per oltre 1.300.000 euro.

Ma rimane il problema delle entrate. Il “cespite” maggiore, la Cassa, esce da 4 anni di bilanci negativi e ora è sotto il regime di amministrazione straordinaria. Le uniche entrate arrivano da 168mila euro di interessi attivi e 100mila da dividendi della Cassa Depositi e prestiti. A questi si può aggiungere ora l’azzeramento di tutti i compensi dell’organo per un totale di oltre 100mila euro. Ma “manca la copertura per gli stipendi del personale”, sottolinea Zanirato: la voce passa dai 155mila dell’anno precedente agli attuali 210mila. Non sufficienti ora che Palazzo Crema deve assorbire anche lo stipendio di Reggio, “che immagino prenderà quasi come tutte e quattro le attuali dipendenti messe assieme”. Per queste si ipotizza il ricorso ad ammortizzatori sociali anche per il 2014. Con tutti i relativi dubbi sulla copertura della cassa integrazione in deroga per i prossimi dodici mesi.

Ma le riserve non finiscono qui. “Su 168mila euro di entrate – continua Zanirato – 115mila sono impegnati per pagare gli interessi del mutuo per l’acquisto di Palazzo Crema, in gran parte inutilizzato”. Una sede quella di Via Cairoli che vede costi di gestione esorbitanti: a bilancio si legge 25mila euro per spese energetiche e 10mila per le pulizie.

Tutti motivi condivisibili. Ma solo Zanirato ha votato contro. Dei 49 componenti dell’organo erano presenti in 25. In 24 hanno votato a favore.

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