Eventi e cultura
25 Ottobre 2013
Alla libreria Sognalibro il primo incontro della rassegna

Alla scoperta delle case editrici ebraiche italiane

di Redazione | 2 min

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libridi Federica Pezzoli

Come ha spiegato Rav Luciano Caro, questo era il primo di una serie di incontri, organizzati dalla comunità ebraica di Ferrara in collaborazione con la libreria Sognalibro, per far conoscere ad un pubblico più ampio “una serie di case editrici di nicchia che operano nel campo ebraico”. Ad inaugurare questa prima edizione della Rassegna Editori Ebrei è stata la Casa Editrice Belforte, una delle più antiche e rinomate nel campo dell’editoria ebraica, conosciuta tra fine Ottocento e inizi del Novecento in tutto il bacino del Mediterraneo. “Chiunque fosse interessato di cose ebraiche non poteva non avere in casa un’edizione Belforte”, ha affermato il rabbino di Ferrara Caro cedendo la parola a Guido Guastalla che nel 2001 ha rilevato la storica casa editrice e la libreria omonima e venuto da Milano per parlare della sua attività editoriale; insieme a lui due autori che con Belforte hanno pubblicato e che hanno presentato due proprie opere: Barbara Henry con Dal Golem ai ciborgs e Paolo Orsucci con I labirintici sentieri, sulla tradizione cabalistica.

Guastalla si è detto legato alla nostra città non solo da legami famigliari, ma anche e forse soprattutto “dalla presunta origine ferrarese della sua casa editrice fatto” che, secondo quanto dice una leggenda purtroppo non ancora comprovata da fonti storiche, sarebbe stata fondata “a fine Quattrocento dallo stampatore ebreo Andrea Belforte poi trasferitosi a Livorno”. È infatti nella città ebraica toscana per eccellenza che Josef Belforte ha stampato nel 1805 il suo primo libro e da allora, attraverso alterne vicende, si è arrivati fino a Guido Guastalla, Belforte da parte di madre, che rappresenta la settima generazione. È stato il suo bisnonno Giulio a fine Ottocento a trasformare quella che era ancora per lo più un’attività artigianale “in una azienda moderna, andando in Germania a reperire i macchinari”. Altra cesura importante è stata ovviamente quella delle leggi razziali: “abbiamo avuto la fortuna – ha spiegato Guastalla – di avere amici cattolici che si sono intestati la proprietà, restituendola poi alla fine della guerra”. Per quanto riguarda i temi trattati, la Belforte ha una grande tradizione di stampa di testi religiosi, gli studiosi arrivavano persino dalle comunità del Marocco, della Tunisia e dell’Iraq per far stampare i propri libri dalla casa editrice livornese. “Ora stampiamo più volumi di cultura ebraica in senso lato”, sempre mantenendo una vocazione internazionale. L’obiettivo è pubblicarne dieci o venti l’anno, “guardando soprattutto alla grande qualità”.

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