Cronaca
22 Agosto 2013
L'amministratore dell'azienda di Masi Torello puntualizza: "I nostri frutti di bosco sono controllati e salubri"

Epatite A, anche la Ferimpex si autotutela

di Redazione | 2 min

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frutti di bosco ferimpexLe aziende ferraresi temono duri contraccolpi economici dall’allerta con successiva inchiesta sull’epatite A ritrovata in confezioni di frutti di bosco congelati provenienti dall’estero e commercializzati in Italia. Inchiesta che, proprio per il fatto che vedrebbe coinvolta anche una ditta ferrarese finita nel mirino della procura di Torino senza che sia stato notificato ancora alcun provvedimento, porta gli stessi imprenditori ad autotutelare preventivamente la propria immagine con precisazioni sulla salubrità dei propri prodotti. E’ il caso della Ferimpex, azienda di Masi Torello leader nella commercializzazione della frutta surgelata, puree di succhi e succhi di frutta in tutto il territorio nazionale ed estero.

Dopo le dichiarazioni rilasciate ieri dalla Mazzoni Group di Tresigallo (vai all’articolo), è la volta del presidente del consiglio di amministrazione della Ferimpex, Luca Robba, che interviene sulla vicenda per confermare che “l’allerta alimentare non ha riguardato i nostri prodotti”. “Fra l’altro – aggiunge Robba – da quando è comparso il primo allerta abbiamo intensificato i controlli, implementando il nostro piano di autocontrollo, grazie al quale possiamo confermare che i ciò che commercializziamo non v’è traccia di epatite A. Stiamo rassicurando i nostri clienti suppportati dalle analisi del nostro laboratorio interno su ogni lotto di questi prodotti, tutte materie prime che provengono in gran parte dai Paesi dell’Est, dato che in Italia la produzione è limitata a qualche zona dell’Alto Adige”.

Le ditte coinvolte dall’allerta, dunque, sarebbero altre, e a questo punto il cerchio si stringe nella nostra provincia. Certo è che il danno economico conseguente rischia di colpire tutti indistintamente, sebbene al momento siano presenti solo scarse avvisaglie. “Abbiamo avuto solo una piccola flessione – conferma infatti Robba – ma è chiaro che più si andrà avanti più ci sarannno ripercussioni. Ritengo comunque che il problema dell’epatite A sia da ricercare all’origine, non qui in Italia”.

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