Cronaca
9 Maggio 2013
La Corte d’Assise respinge la richiesta della procura del ricorso in Cassazione

Omicidio Guidi, niente ergastolo per la morte dell’anziana

di Marco Zavagli | 3 min

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milazzoguidiPorto Garibaldi. Il ricorso alla Cassazione avanzato dalla procura generale di Bologna è stato dichiarato inammissibile. La Corte d’Assise d’Appello si è pronunciata sul secondo grado dell’omicidio della 77enne Rina Guidi confermando in toto le condanne del tribunale di prima istanza. Bocciata anche la richiesta di derubricazione del reato da omicidio volontario a preterintenzionale.

Si conclude così, salvo ulteriore ricorso al giudice di terzo grado da parte delle difese, il processo a carico di Stefania Guidi Colombi, ex nuora della vittima (uccisa dopo una rapina in casa la notte tra il 12 e il 13 settembre del 2011), e il compagno Filippo Milazzo, colpevoli secondo la Corte dell’omicidio volontario di Rina Guidi, l’anziana di 77 anni uccisa dopo una rapina in casa la notte tra il 12 e il 13 settembre del 2011.

In sede di requisitoria il procuratore generale aveva chiesto il rinvio alla Cassazione per arrivare alla pena chiesta in primo grado dal pm Barbara Cavallo: ergastolo con isolamento diurno, che si sarebbe ridotto all’ergastolo grazie al rito alternativo scelto dalle difese, gli avvocati Alessandra Palma e Saverio Stano, rispettivamente difensori di Milazzo e Guidi Colombi.

Il fatto di sangue sconvolse il paese di Porto Garibaldi. Quella notte qualcuno entrò furtivamente nella casa dell’anziana nella casa di via Cacciatori delle Alpi, al civico 23. I ladri forzarono la porta d’ingresso e andarono dritto verso la stanza da letto. Conoscevano bene l’appartamento che avevano deciso di svaligiare. La proprietaria di casa, Rina Guidi, 77 anni, era stata la suocera di una di loro. Entrarono con i volti coperti da due maschere di carnevale e da un cappuccio.

Lei, l’ex nuora, Stefania Guidi Colombi, 43 anni, colse nel sonno la sua vittima. Dapprima le spruzzò dello spray urticante sugli occhi, così da rendere impossibile il suo riconoscimento. Poi si mise sopra di lei immobilizzandola, mettendole una mano davanti alla bocca per impedirle di gridare. Intanto il suo compagno, Filippo Milazzo, 54 anni, la picchiava. L’anziana perse i sensi e loro le applicarono il nastro adesivo sulla bocca, sugli occhi, attorno alle caviglie, alla testa e sulla schiena, per legarle i polsi.

Mentre la donna era agonizzante cercarono quindi, con l’aiuto del figlio di Filippo Milazzo, Luigi, 22 anni, le chiavi della cassaforte. Una volta scovato il bottino (8.300 euro in gioielli) pensarono alle proprie quote. Al giovane Luigi spettarono 500 euro. Al padre e alla sua compagna i restanti 7800, ricavati dalla vendita dei preziosi a un mercatino dell’oro (sarà il passo falso che permetterà agli inquirenti di risalire a loro).

Poi fuggirono. In casa rimase la vittima. Che venne trovata morta dal figlio il giorno successivo. Il medico legale riscontrerà lesioni ed ecchimosi al volto, al torace, agli arti. Tanto che probabilmente perse conoscenza per colpa delle percosse. Lo stato in cui fu costretta, poi, inginocchiata per terra con il volto contro il materasso, legata e bendata con il nastro adesivo, le rese difficile – se non impossibile – la respirazione. Rina Guidi morì per “asfissia meccanica acuta in concomitante encefalopatia acuta post-traumatica”: soffocata e tramortita spiega la perizia della procura.

La Corte ha deciso oggi pomeriggio per la conferma della pena, venti anni di reclusione. Rimane ancora da definire la posizione del terzo imputato, il giovane Luigi Milazzo, figlio di Filippo, per il quale il pm Barbara Cavallo aveva chiesto 18 anni e 8 mesi, e che invece non è stato giudicato dal gup, che ha rinviato gli atti alla procura per riformulare il capo di imputazione come “concorrente anomalo” nell’omicidio.

La sentenza della Corte d’Appello soddisfa comunque le difese, dal momento che Stano e Palma sono riusciti ad evitare l’ergastolo per i propri assistiti. “Aspettiamo ora i 30 giorni per avere le motivazioni della sentenza”, aggiunge Stano, lasciando capire che potrebbe decidere di ricorrere al terzo e ultimo grado.

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