
Piero Stefani
Semplicemente Gesù. Un nome che racchiude duemila anni della storia dell’umanità. Come ridurlo a sintesi? Ma soprattutto, da chi e da cosa non sappiamo di Gesù? Da queste domande nasce il libro che Piero Stefani, uno dei massimi esperti italiani di Bibbia ed ebraismo (che proprio oggi inizia un ciclo di quattro lezioni sul tema all’Università della terza età), ha pubblicato di recente per i tipi de Il Mulino.
Ero incerto fino all’ultimo se scriverlo o meno. Ho resistito qualche anno perché è un’impresa complicata analizzare e discernere tra una serie infinita di materiali. Alla fine mi sono lasciato convincere a scrivere un libro di tipo informativo. Il lavoro é consistito nel filtrare attraverso la mia sensibilità una serie di conoscenze frutto di ricerche secolari su una delle figure più dibattute della storia dell’umanità, Gesù. Si tratta di una sfida.
E “Gesù” è di fatti il titolo dell’opera. Un titolo ambizioso.
Di più. Si rischia di essere presuntuosi. Ma se l’approccio è quello dello storico che analizza le fonti, da quelle canoniche a quelle apocrife, per ricercare il volto umano di Cristo, allora forse – spero che sia il mio caso -, il carattere umile del testo mi salva da questo rischio. Esiste una grande confusione attorno alla figura storica di Gesù e il volume dedica un intero capitolo a questo aspetto. Ma nella precomprensione, se si scrive un libro non da devoto e non dogmatico, lo sbocco naturale si pensa che sia un libro sul Gesù storico. Ma la storicità é solo uno dei possibili approcci. Il Gesù dei vangeli non è il Gesù storico. É uno dei tanti racconti attorno a lui. E in questa opera non ci si pone il problema di cosa realmente succeda dietro quel racconto. Il Gesù storico è in larga misura il Gesù degli storici, raggiunto attraverso il racconto delle fonti. Ma non è l’unico Gesù che si può raccontare.
E lei quale racconta?
Uno dei temi affrontati in queste pagine è quello dei “Detti” di Gesù. Spesso non si riflette sul fatto che Gesù non vi parla mai nella sua lingua, l’aramaico. Anche nei vangeli canonici la sua voce viene riportata in altra lingua, il greco antico. Il Gesù parlante è un Gesù perduto. Sotto questo aspetto è interessante esaminare il vangelo di Tommaso, uno degli scritti ritrovati a Nag Hammadi, nell’Alto Egitto. Contiene 114 detti di Gesù senza però una cornice narrativa, senza la cornice di miracoli, passione, morte, resurrezione. Non solo, una parte di questi detti non ha nessuna corrispondenza con i vangeli canonici e potrebbe suonare alquanto “scomodo” in certi ambienti. Ma, per tornare all’identità del Gesù storico, tutto dipende da che peso diamo a questa dimensione. Mi spiego. Che Gesù sia nato a Betlemme non è storicamente certo. Che attorno a lui ci fossero i magi è poco credibile. Ma questo non deve preoccupare chi vuol fare il presepe secondo l’iconografia tradizionale. E credo che nessuno si ponga questi problemi mentre mette in fila le statuine per il 25 dicembre.
Ma alla fine Gesù chi è?
Non c’è una risposta univoca. Uno storico risponderebbe alla domanda chi fu Gesù. Un certo tipo di credente farebbe riferimento al catechismo. Gli stessi vangeli dicono che Gesù stesso volle sapere dagli apostoli cosa dicesse la gente di lui, e in seguito cosa pensassero di lui i suoi stessi discepoli. La domanda giusta quindi sarebbe “tu chi credi che lui sia?”. Occorre far appello a un coinvolgimento personale.
E lei chi crede che sia Gesù?
Esuliamo allora dal mio libro, che non tocca questo aspetto. Più si studia meno é facile trovare una risposta univoca a questa domanda. L’oggetto sfugge. Pensiamo ai vangeli che raccontano la sua vita adulta. Sono quattro, non uno. E in alcuni punti divergenti tra loro. Un esempio: solo un vangelo dice che Gesù è il Verbo incarnato. Negli altri Gesù è un uomo investito dallo Spirito divino attraverso il battesimo. Allora ne consegue che Gesù ‘recita’ la parte dell’uomo. Oppure, se è vero uomo, allora non sa di essere Dio. Mangia, piange, prega il Padre. Come sottolinea il Corano, non sono comportamenti da Dio. Si rivolge sempre al Padre come a una alterità. Per rispondere alla domanda, dunque, farei mie le parole dette da Simmaco ad Ambrogio: “Dio é un mistero troppo grande per essere raggiunto per una sola via”. Lo stesso si può dire per Gesù.
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