Sono già in carcere tutti e tre i poliziotti condannati per l’omicidio colposo di Federico Aldrovandi. Dopo la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Bologna, che ha rigettato le misure alternative e i domiciliari per scontare i sei mesi di pena residui – grazie all’applicazione dell’indulto – dei tre anni e mezzo di condanna, Luca Pollastri, Paolo Forlani e Monica Segatto sono stati portati in cella.
Monica Segatto, 48 anni di San Vito al Tagliamento (Pordenone), ultimamente in servizio presso la polizia di frontiera di Venezia, si trova da mercoledì sera nel carcere femminile di Rovigo. Luca Pollastri, 42 anni, di Portomaggiore, è rinchiuso nel carcere dell’Arginone di Ferrara dopo il trasloco alla questura di Vicenza. Carcere anche per Paolo Forlani, 52 anni di Ferrara, in servizio da un paio d’anni alla polizia di frontiera di Tarvisio. La posizione di Enzo Pontani, 47 anni, originario di Venezia, dove ultimamente era stanziato, verrà decisa il 26 febbraio.
Dopo le reazioni di Sap e Siulp, anche l’Ugl si schiera contro la decisione di negare l’affidamento in prova ai servizi sociali che, scrive il segretario provinciale Fabio zaccarini, “pare sia stata presa senza attendere la relazione dei servizi sociali e senza uno straccio di colloquio… E non dimentichiamo che questi 4 poliziotti sono stati in servizio durante questi 7 anni, ed hanno svolto il loro compito senza dar adito ad alcuna critica”. Il sindacato di polizia fa presente che non si ricorda un solo caso negli ultimi 40 anni in cui non vengono negate le misure alternative al carcere ai condannati per reato colposo. Nemmeno ai pluricondannati o coloro che siano stati condannati a pene ben più alte comminate per reati gravissimi. Nei confronti dei poliziotti no”.
Zaccarini avverte che “in queste condizioni nessun poliziotto lavorerà più esponendo la sua persona a difesa degli altri, nessun poliziotto deciderà se è opportuno o no placare una furia impazzita, perché ci troveremo sempre in presenza di persone potenzialmente pericolose per noi, sempre sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, o sotto l’effetto di alcool, o comunque in forti stati di agitazione ed eccitazione che non ci consentiranno di poter più intervenire. E quel che ferisce di più, è apprendere a distanza di mesi, di anni, che il poliziotto avrebbe dovuto usare un approccio psicologico… come se nelle scuole di polizia si formino psicologi da strada”.
Non si tratta, per Zaccarini, di essere “ciechi e sordi”: “sappiamo che ci sono casi di appartenenti alle forze dell’ordine coinvolti in traffici di droga, in estorsioni, in connivenze criminali territoriali, ma lì non ci possono essere giustificazioni qualora accertate delle responsabilità e non ci troverete mai a difendere i colpevoli di tali comportamenti. Ma nell’adempimento del dovere, dove la reazione ad un’azione comunque violenta ha in sé la possibilità di poter andare oltre al “consentito”, è purtroppo possibile che questo accada, e in questo caso si procederà anche penalmente, ma tenendo conto che si tratta di persone che hanno sempre operato per il prossimo, in quelle zone cosiddette borderline e non di delinquenti incalliti come siamo ormai trattati”.
“Repubblica” intanto rende note le motivazioni che hanno spinto il tribunale a optare per il carcere. In riferimento a una delle posizioni esaminate, si notano “l’inaffidabilità, difetto di autocontrollo, assenza della capacità di gestire adeguatamente una situazione, quale quella in oggetto, che sia pure delicata, non era certo così eccezionale e tale da richiedere un’attività di contenimento di siffatte caratteristiche, addirittura rilevatasi letale, nei confronti di un ragazzo solo e disarmato”. A questo la Sorveglianza aggiunge “la mancanza di attenzione per il dolore e la sofferenza della vittima, percossa e contenuta, fino a morirne”. Fatto “tanto più è grave in quanto riferito a un appartenente alla Polizia di Stato, preposto alla salvaguardia e alla tutela, sul campo, dei diritti e della sicurezza dei cittadini”.
Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni
Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.
OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:
Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com