Cronaca
28 Gennaio 2013
Il compagno della madre, pensionato di 70 anni, accusato di favoreggiamento

Omicidio di Via Favero, sentito il secondo indagato

di Marco Zavagli | 2 min

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admin-ajax.phpÈ una persona molto vicina a Donatella Zucchi quella individuata dalla polizia come il presunto uomo che avrebbe aiutato la 44enne nel tentativo di disfarsi del cadavere del marito, Vincenzo Brunaldi.

Non si tratta di un parente, anche se l’uomo – che è già stato iscritto nel registro degli indagati per favoreggiamento – è da circa vent’anni vicino alla sua famiglia. Il nuovo indagato, 70enne pensionato, sarebbe stato contattato dalla rea confessa il giorno stesso dell’omicidio, mercoledì 23 gennaio. Si tratta di Francesco Pinca, il compagno della madre.

I sospetti degli inquirenti vedrebbero in lui la persona che procurò, o aiutò a procurare, il cassonetto dove la Zucchi sperava di far entrare il corpo del marito. Così come le taniche di benzina rinvenute nell’auto, utili, nella lucida follia di quei momenti, per far sparire le prove di quanto commesso.

Come già scritto in precedenza, procura e Polizia di Stato avevano dubitato fin dai primi momenti che la moglie, dopo il delitto, avesse potuto far tutto da sola. Spostare il corpo, avvolgerlo nel cellophane, trasportare il materasso nel cassonetto in fondo alla via. Tutto da sola, lei, con problemi alla schiena e di corporatura minuta.

Di certo c’è che gli investigatori hanno già sentito l’indagato. Ma sul contenuto del ‘colloquio’ vige il più stretto riserbo.

Mentre si viene a sapere che è stato ritrovato anche il cuscino con cui Donatella Zucchi attutì lo sparo, gli inquirenti stanno lavorando sui tabulati telefonici per cercare riscontri sugli orari delle chiamate effettuate dalla donna. Dopo aver chiamato il 70enne, infatti, il suo telefono contattò un’altra persona. Quella che la mattina seguente si recò in questura per avvertire che in quella casa al numero 44 di via Mafalda Favero era successo qualcosa di terribile.

Alla pm Guerra la donna confidò che dopo aver visto che il cadavere del marito non entrava nel cassonetto si era vista perduta ed era crollata. Forse quel macabro dettaglio fece desistere dal suo aiuto anche il 70enne. A quel punto la Zucchi – sempre rimanendo nel campo delle ipotesi – potrebbe aver chiamato l’altra conoscenza, nella speranza forse di un sostegno.

Rimane inoltre da chiarire come potesse la 44enne, affetta da seri problemi psichici (come sostiene il suo difensore, l’avvocato Eugenio Gallerani), detenere in casa un’arma da fuoco, seppur per uso sportivo. L’autorizzazione era stata rilasciata nel 2009. Ma già nel 2008 la documentazione clinica prova che la Zucchi, affetta da cefalee fortissime, assumeva pesanti farmaci.

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