Presunti concorsi truccati a Firenze, prosciolta Calamai
Prosciolta anche l'ex direttrice delle Aziende Sanitarie Ferraresi Monica Calamai, insieme ad altri sei imputati, al termine dell'udienza preliminare su presunti concorsi truccati a Firenze
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Colpevole di essere la madre di un ragazzo ucciso dalla polizia. All’indomani dell’udienza presso il tribunale di sorveglianza per la concessione di pene alternative ai quattro agenti condannati per la morte di Federico Aldrovandi, la madre del ragazzo, Patrizia Moretti, scrive a Mario Monti.
Nella lettera, pubblicata sul suo blog, la donna fa sua l’arma del paradosso e si dichiara “colpevole”. “Io ho il torto, la grande colpa di avere avuto un figlio, appena maggiorenne, incensurato ucciso da 4 agenti di polizia di Stato – scrive al presidente del consiglio -. Ecco io ho la grande colpa di essere la madre di Federico Aldrovandi, morto a Ferrara mentre chiedeva e supplicava aiuto a 4 agenti di polizia che con ferocia disumana si stavano accanendo su di lui, inerme a terra. Ho questa colpa”.
La missiva prosegue elencando quelle che la Moretti giudica le varie anomalie che dal 25 settembre 2005 hanno accompagnato la vicenda. “È per questo motivo che il pm di turno ha lasciato solo il mio ragazzo, cadavere, sull’asfalto di via Ippodromo, non degnandosi di intervenire per rendergli giustizia (su questo aspetto è in corso presso il tribunale di Mantova un processo di diffamazione a carico della madre, ndr). È per questo motivo che le prime indagini di quella terribile mattina sono state lasciate in mano ai colleghi di quegli agenti. È per questo motivo che poi, alcuni di loro, sono stati a loro volta processati e condannati per i depistaggi compiuti proprio in quelle ore, rendendo così particolarmente difficile e doloroso il percorso della giustizia per fare verità. È per questo motivo che se non fosse stato per me ed il mio avvocato mai si sarebbe potuta conoscere la verità sulla morte di mio Figlio. Io sono colpevole di questo”.
La lista dei ‘capi di imputazione’ di questa struggente autoaccusa prosegue con la responsabilità “della condanna di Enzo Pontani, Luca Pollastri, Paolo Forlani, Monica Segatto a tre anni e sei mesi di reclusione. Questa è la mia colpa”.
Ecco allora che “lo Stato deve fare qualcosa – prosegue la madre rivolgendosi di nuovo a Monti -. Deve intervenire per rimediare a questa Giustizia! Occorre restituire dignità al pm che ha sbagliato terribilmente quella mattina promuovendola ad un prestigioso incarico romano. Ma non basta! Bisogna anche processare la madre di colui che dal procuratore capo di Ferrara venne definito “un povero disgraziato”, per aver osato criticare quella pm nello stesso modo con il quale lo avevano già fatto i giudici. Ma non basta! Occorre risolvere il problema del lavoro e della libertà di quei quattro poveri poliziotti che in fin dei conti cosa poi avevano fatto di così male”.
Arriva infine la richiesta al presidente del consiglio di “un ultimo sforzo”: “faccia in modo che i due ministeri interessati (Giustizia e Interni) agiscano di concerto ed in sintonia! Faccia sì che appena il tribunale di Sorveglianza giustamente concede a quei condannati ogni beneficio alternativo alla galera, la commissione interna di disciplina li sospenda immediatamente per tutta la durata e non oltre della pena, onde evitare assolutamente che possano perdere il loro sacrosanto posto di lavoro. Quando terminerà con la mia condanna il processo contro di me, allora potremmo finalmente dire che Giustizia sarà fatta. Federico Aldrovandi non sarà mai esistito. Grazie Presidente. Confido in lei”.
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