Presunti concorsi truccati a Firenze, prosciolta Calamai
Prosciolta anche l'ex direttrice delle Aziende Sanitarie Ferraresi Monica Calamai, insieme ad altri sei imputati, al termine dell'udienza preliminare su presunti concorsi truccati a Firenze
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Cento. Si sarebbero approfittati dello stato di debolezza in cui era caduto dopo che la sua azienda lo aveva messo in cassa integrazione per coinvolgerlo in un finto affare. Dal quale solo gli imputati avrebbero tratto vantaggio.
Lui, la vittima, è un centese di 37 anni assistito dall’avvocato Giacomo Forlani. Ieri, davanti al gup, in sede di udienza preliminare si è costituito parte civile. Contro i tre ‘ex amici’ che ora sono imputati di aver ordito un raggiro nei suoi confronti.
L’uomo al tempo dei fatti, siamo a metà del 2009, era in cura presso il centro di salute mentale. Per caso conosce in un bar di Finale Emilia Felice Fusco, 41enne di origine napoletana residente a Cento. Questi entra subito nelle sue simpatie e lo coinvolge in serate tra amici, alle quali partecipano anche la sua compagna, Rosa Esposito, anche lei napoletane, 40 anni, e un loro amico, Claudio Tuberto, 53enne di La Spezia.
Anche gli ultimi due diventano in breve intimi amici del malcapitato, che in quel periodo soffriva di crisi depressive. Temeva di perdere il lavoro. Da qualche tempo la sua azienda, nella quale lavorava come operaio, lo aveva messo in cassa integrazione.
Ecco allora l’idea che potrebbe dare una svolta alla sua vita. A inculcargliela fu Fusco: aprire una società cooperativa di trasporti, un settore che non conosce crisi. Il 37enne si lascia convincere e poco dopo – siamo nell’ottobre del 2009 – si trova davanti al notaio per costituire la società. Ma servono i soldi e, secondo l’accusa, Fusco si fa consegnare tre assegni per un totale di 9.600 euro. Viene stipulato l’atto formale. Lui è amministratore unico. Gli fanno aprire due conti correnti. Uno a nome suo e uno a nome della società. Ma la buona sorte sembra voltare le spalle alla neonata cooperativa.
I tre, stando alla denuncia, gli fanno credere che le banche vogliono rientrare del prestito e potrebbero aggredire i suoi beni con il pignoramento. L’ingenuo ad firma a Fusco tre assegni in bianco e accende i finanziamenti che gli consigliano ber bloccare le azioni esecutive nei confronti del suo patrimonio personale. Di quando in quando, non si sa mai, preleva anche del contante. Che puntualmente – sempre secondo l’accusa – va a finire nelle tasche dei tre amici.
A convincerlo a continuare a versare soldi nel pozzo senza fondo della società sono sempre i “soci”. Che sarebbero arrivati anche a minacciare di morte lui e i suoi familiari. Tutto questo dal luglio 2009 all’agosto del 2010.
Ieri il gup Monica Bighetti ha accolto la richiesta de pm Nicola Proto di rinvio a giudizio di tutti gli imputati. Che torneranno davanti al giudice il 15 aprile.
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