“Siamo un grande partito”. Nemmeno il tempo di fare la prima domanda che Paolo Calvano commenta raggiante la notizia già postata da twitter: “il Pd farà le primarie per i parlamentari. Abbiamo dimostrato di nuovo di avere coraggio e di essere un passo avanti a tutti”. Già, nonostante il voto ravvicinato di febbraio dalla segreteria nazionale è arrivato il via libera per la scelta dei parlamentari a livello locale, con primarie aperte anche ai non iscritti, che si terranno probabilmente il 29 e 30 dicembre.
Qualche vacanza rovinata non scalfisce la soddisfazione del segretario provinciale, che attende ora di sapere “chi si può candidare e il regolamento per recarsi alle urne, dettagli che arriveranno lunedì dalla direzione nazionale”. Intanto c’è la “grande soddisfazione per l’ottenimento di un risultato al quale abbiamo ambito e sperato da tempo”.
Ora rimane il grosso del lavoro: trovare i candidati per non vanificare la possibilità di scelta data agli elettori. Ferrara porterà con tutta probabilità due persone a Roma, più Dario Franceschini probabilmente in quota nazionale. Il capogruppo alla camera infatti non deve aspettare deroghe, dal momento che non ha raggiunto i 15 anni pieni del terzo mandato.
I posti per il parlamento – si diceva – sono due. Uno per la città e uno per il forese. Bratti e Bertuzzi hanno già confermato di volersi candidare per il secondo mandato. E i tempi stretti non aiutano a trovare antagonisti in grado di impedir loro di bissare il posto a Camera e Senato. È probabile che nei prossimi giorni si faccia avanti qualche candidato di bandiera, ma sarà arduo aspettarsi qualche colpo di scena.
Per quanto riguarda i renziani, è difficile avanzare pretese nella terra dove il sindaco di Firenze ha tracciato il livello più basso di gradimento. Ma sul punto già lunedì Simone Merli in direzione provinciale aveva chiarito che “non esistono casacche quando si deve guardare al bene del territorio”. Niente correnti insomma.
L’alternativa forte potrebbe essere Marcella Zappaterra. Non è un mistero che se la presidente della Provincia avrà briglia sciolta dal mandato in Castello correrà per il Senato contro la Bertuzzi (appoggiata tra l’altro da tutto il Copparese e comuni limitrofi). Ma, caduto il governo, la riforma istituzionale delle province potrebbe rimanere congelata fino al 2014. Salvo qualche piega ‘salva presidenti’ nel piano di stabilità.
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