Dopo il ricorso in appello della procura di Ferrara contro la sentenza Solvay (vai all’articolo), anche Legambiente – già parte civile in primo grado – ricorrerà in secondo grado contro l’assoluzione degli ex manager della multinazionale della chimica attiva a Ferrara fino al 1998.
Lo scorso 4 settembre era stata depositata la sentenza che assolveva per non sussistenza del fatto i dirigenti Solvay accusati di lesioni colposa e omissione dolosa delle misure di sicurezza nei confronti dei due ex dipendenti Solvay, Cipro Mazzoni e Michele Mantoan, esposti alle esalazioni di cvm e malati di epatocarcinoma.
Dopo aver letto il dispositivo della sentenza, che rigetta tutte le tesi dell’accusa, il Raggio Verde, circolo locale di Legambiente si dice “sicuro che il dibattimento in sede di appello potrà avere un esito ben diverso. La sentenza infatti esenta da responsabilità i dirigenti Solvay, componenti del cda, in quanto ritenuti senza deleghe e competenze in materia di igiene ambientale e sicurezza sul lavoro. Depone per l’insussistenza del reato di lesioni colpose perché nega la correlazione diretta tra epatocarcinoma e esposizione al cvm, sottovalutando le ricerche e il ruolo dello Iarc (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro). Esclude la sussistenza dell’aggravante nell’aver ritardato l’introduzione di misure protettive e di sicurezza, bollando come “suggestivo” l’argomento accusatorio di un “fantomatico” patto di segretezza tra le industrie chimiche europee per evitare che gli studi sulla cancerogenità del cvm venissero resi noti”.
Tesi e argomentazioni che, secondo Legambiente, “non corrispondono alla realtà dei fatti. Riteniamo che i diritti dei due operai malati, ingiustamente vittime di mancate tutele, e tramite loro dei 78 operai morti tra i 400 addetti alla Solvay esposti ai rischi del cvm, meritino un diverso riconoscimento nel processo di appello”.
“Il riconoscimento degli errori del passato – chiude Legambiente -, il riconoscimento dei danni provocati in passato dalla mancanza di sicurezza sul lavoro e dall’esposizione ai rischi tossici senza misure di protezione rappresenta un forte monito a garantire oggi la sicurezza sul lavoro di tutti gli operai attualmente esposti ai rischi, a garantire la prevenzione sanitaria in tutti i luoghi di lavoro, a tutelare la salvaguardia dell’ambiente”.
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