Inizierà il 5 marzo 2013 il processo contro i sei manager del petrolchimico per l’inquinamento emesso dalle torce del petrolchimico. Questa mattina si è tenuto il secondo rinvio d’ufficio per via della legge per le regioni terremotate, che segue quello dello scorso luglio, richiesto allora dalle difese per ottemperare alle prescrizioni imposte in materia di emissioni dalla procura di Ferrara nel marzo dello scorso anno, all’atto del dissequestro delle torce di Basell e Yara.
Alla sbarra sono Massimo Covezzi, presidente del cda di Basell Poliolefine Italia srl; Gianluca Gori, responsabile a Ferrara delle unità produttive della multinazionale americana; Edward Cavazuti, statunitense, presidente del cda di Yara dall’agosto 2007 al 2008, Dionys Willems, belga che subentrò a Cavazuti dal 2009 ad oggi; Hans Goossens, legale rappresentante dello stabilimento ferrarese di Yara dal marzo 2007 al 10 ottobre 2010 e Franl De Vogelaere, che lo sostituì nelle sue funzioni all’interno del petrolchimico.
Covezzi e Gori sono chiamati a rispondere di emissioni non autorizzate in atmosfera, che sarebbero avvenute dal 2007 fino al 15 ottobre 2010 e, in secondo luogo, per aver utilizzato le torce pur in assenza di situazioni di emergenza. Questo dal 16 ottobre 2010 fino al 19 luglio 2011.
I due vertici Basell sono inoltre imputati di aver provocato emissioni pericolose (“fumo nero diffuso, boati e forte luminosità notturna”), che causarono molestie agli abitanti della zona. Si parla di episodi avvenuti dal 2007 al 19 luglio 2011.
Di emissioni non autorizzate in atmosfera e di emissioni pericolose (dal 2007 fino al 12 maggio 2011) devono rispondere anche i quattro uomini di Yara.
Alla prossima udienza, i difensori degli imputati potranno avanzare richiesta di oblazione, trattandosi di reati la cui soglie di punibilità è inferiore ai quattro anni. In sostanza, prima dell’inizio del dibattimento, potranno estinguere il reato con il semplice pagamento di una determinata somma che verrebbe nel caso stabilita dal giudice.
Una prospettiva che decisamente non piace a Luigi Gasparini, una delle persone offese insieme a un’altra cittadina residente nella zona del petrolchimico, Edda Carafolli, al ministero dell’Ambiente e a Medicina democratica (anche loro dovranno aspettare marzo per presentare richiesta di costituzione di parte civile): “per me l’oblazione equivale a una ammissione implicita che qualcosa non ha funzionato. E se così fosse, di questo malfunzionamento gli organi di vigilanza non se ne sono mai accorti”.
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