Le primarie e la crisi fanno bene al Pd. Tanto bene da fargli rispolverare “qualcosa di sinistra”. Tornano di moda parola come diritti, equità sociale, redistribuzione della ricchezza. E dall’alto dell’albero del parlamento qualche mela troppo matura per i tanti mandati comincia a cadere.
Non è stata una sorpresa per Paolo Calvano, segretario provinciale Pd, che ricorda come “in realtà già più di un mese fa a Reggio Emilia Bersani aveva detto che doveva partire un processo di rinnovamento all’interno del partito, ferma restando la generosità (non meglio specificata, ndr) nei confronti di chi aveva dato tanto al Pd fino ad oggi. Una richiesta accolta da Veltroni e D’Alema”.
D’Alema però ha fatto capire che se vincerà Renzi sarà ‘battaglia dura’. Ma Calvano getta acqua sul fuoco delle dichiarazioni del politico di Gallipoli. “Siamo in un momento in cui c’è bisogno di costruire, non di distruggere e la parola rottamazione porta con sé il germe della distruzione. Questa è una delle cose che rimprovero a Renzi”.
Sull’altra sponda un non troppo imparziale Calvano (è anche coordinatore regionale dei Comitati Bersani) guarda invece di buon occhio la scelta del segretario nazionale che ha dato l’ok a delle primarie aperte. “Aperte e contendibili”, aggiunge Calvano: “lo vedo come un atto di coraggio e di lungimiranza. se si fosse rintanato nelle maglie dello statuto avrebbe forse fatto un piacere a se stesso ma un grande male al partito. Oggi non possiamo nascondere la sfiducia che i cittadini nutrono nei confronti della politica e si deve rischiare qualcosa se vuole riguadagnare credibilità”.
E intanto, sui giornali e sul palco, ricompaiono parole ormai in disuso dal vocabolario politico. Parole, direbbe Nanni Moretti, di sinistra. “Ci stiamo riappropriando di alcune parole come equità, giustizia sociale, diritti. La crisi mette davvero a repentaglio tutto e per uscirne non si può andare avanti a colpi di eliminazione delle detrazioni fiscali per le famiglie e tassazione delle cooperative sociali. Così non si fa altro che aumentare le disuguaglianze”.
Quindi si abbandona la nave del capitano Monti ora che il porto delle elezioni è vicino? “Noi quelle parole le abbiamo dette fin dall’inizio. Purtroppo non si è potuto indicare la rotta da soli, perché la maggioranza era un’altra. Ora che puntiamo a essere noi maggioranza potremmo andare fino in fondo”.
Intanto che il Pd si divide tra Bersani e Renzi, fervono già alcuni preparativi in vista della primavera elettorale. Per alcuni potrebbero essere l’ultimo treno. A Ferrara c’è anche chi ha fatto i nomi di Tagliani e Zappaterra. Per il sindaco il segretario immagina un secondo mandato. “Se nei primi 5 anni ha dovuto mettere delle pezze a situazioni precedenti, nei prossimi 5 anni potrà dare la sua impronta sulla città”.
Sulla Zappaterra, Calvano non si sbilancia pur consapevole che “dalle linee di indirizzo del governo le province sono a scadenza immediata, con la possibile caduta degli organismi eletti”. E questo già si potrebbe capire a inizio novembre, quando la Corte Costituzionale si pronuncerà sulla legittimità delle riforma che riguarda le province.
Su come il suo partito vorrà scegliere invece i propri candidati a livello locale, il segretario non ha dubbi: “si andrà se la legge elettorale rimarrà quella attuale e ci saranno le liste bloccate, non lasceremo più decidere Roma per noi. Per stabilire chi candidare faremo le primarie. Aperte a chiunque si senta in possesso dei requisiti per correre. Nessuno si senta garantito, compresi gli attuali parlamentari”.
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