Argenta. Assolti dopo mille udienze e mille perizie. Escono dal processo a loro carico a testa alta Sabrina Scelfo e Francesco Greco, i due medici accusati di omicidio colposo per la tragica morte di Anna Santamaria. Era il primo dell’anno del 2007 quando la donna, 43 anni, arrivò all’ospedale di Argenta accusando dolori addominali e senso di nausea. La prima a visitarla fu la guardia medica di turno quel pomeriggio, Sabrina Scelfo, che non riscontrò sintomatologie tali da consigliarne il ricovero, sebbene la paziente riferì di aver assunto farmaci per regolare la glicemia.
Anna Santamaria venne così dimessa e tornò a casa. Ma i dolori continuavano e così decise di tornare all’ospedale Mazzolani Vandini. Qui la visitò il dottor Greco che, dopo aver sentito la collega ed aver effettuato ulteriori esami, la sottoposa a una terapia endovenosa e la dimise. La donna tornò nuovamente a casa. I parenti la troveranno morta il mattino dopo.
Scattò così l’indagine per appurare eventuali responsabilità omissive nel comportamento dei due medici, che vennero indagati per omicidio colposo e, dopo i primi riscontri della procura affidati a propri consulenti, rinviati a giudizio. La difesa, sostenuta dagli avvocati Daniela Francesconi (per la guardia medica) e Gianni Ricciuti (per il medico di guardia), presentò le conclusioni dei propri consulenti, che portavano ad escludere il nesso causale tra il comportamento individuale dei due dottori e il decesso improvviso.
A quelle deduzioni si contrapposero quelle opposte dei consulenti di parte civile (la famiglia, rappresentata in giudizio dall’avvocato Benedetto Bevilacqua del foro di Bologna): la donna andava ricoverata. Più cauti invece i periti del pm, secondo i quali un ricovero avrebbe permesso di tenere monitorata la paziente ma non sarebbe stato possibile addurre la causa della morte all’attività (attiva o omissiva) dei due imputati.
Una linea quest’ultima seguita dal pm, che ha chiesto l’assoluzione per mancanza di prove. Il giudice Matellini invece ha deciso invece per l’assoluzione con formula piena. “È una grande soddisfazione – è il commento dell’avvocato Ricciuti – per un epilogo che rende finalmente giustizia all’operato dei nostri assistiti”.
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