È iniziato tutto da un’affermazione di mio papà, seguita da una ricerca d’informazioni più esaurienti. Il babbo: “Lo sai che negli anni 60 a Ferrara c’erano i Filobus e prima ancora ci furono anche i Tram, poi nel ‘68 al Lido di Spina c’era una seggiovia che conduceva i turisti fino sul bagnasciuga”.
Mio padre ricorda quando, ai Filobus, si staccavano le “tiracche” di collegamento; l’autista era costretto a fermarsi, scendere dal mezzo e ripristinare a mano il collegamento; spesso succedeva quando si svoltava da Corso Giovecca a Corso Martiri della Libertà!
Il babbo: “Qualcuno li rimpiange ancora; mi pare che i filobus furono tutti revisionati e “regalati” a qualche paese comunista”.
Anche Giorgio Bassani li menzionava ne “Le Storie Ferraresi”:
“Delle rotaie del tram, delle guide di pietra bianca lungo le quali scorrevano calessi e biciclette, non è, da tempo, rimasta più traccia. Il ferro delle rotaie chissà dove è a dato a finire: inghiottito anche esso, forse, dall’ultima guerra. Quanto ai lastroni di pietra delle guide che servivano al traffico dei veicoli – due doppie strisce parallele, di fianco alle rotaie del tram – alcuni anni fa furono raccolte in un prato di là dai bastioni e, qui abbandonate, in breve si sono coperte di muschio.”
Forse la suddetta notizia dei Tram era nota a tanti ma quella della seggiovia è davvero sorprendente!
Citata ancora in qualche pubblicazione dei Record, questa seggiovia collegava il Camping Spina (Lido di Spina) con la spiaggia prospiciente; la foto parla da sé!
Da Wikipedia: Dal 1968 fino ai primi anni settanta è stata attiva, al Lido di Spina, la prima seggiovia biposto a morse fisse in Italia che collegava il campeggio alla spiaggia. La seggiovia venne realizzata dalla ditta F.lli Nascivera di Rovereto. Era lunga mt. 1006 ed aveva 10 piloni di appoggio e due di ritenuta (partenza e arrivo). L’impianto era in orizzontale senza alcun dislivello. In linea c’erano 127 seggiole biposto colorate.
A quei tempi le prospettive di vita erano rosee e il futuro era più semplice costruirlo, con il sacrificio i sogni potevano diventare realtà, oggi con il sacrificio si riesce solo ad evitare il default.
L’immagine di come potrebbe essere Ferrara oggi se avesse mantenuto quei vecchi Tram/Filobus è davvero curiosa. Quando sono a Milano, guardo e riguardo le loro vecchie carrozze in servizio da oltre 50 anni, con un po’ di nostalgia mi ripeto ”-le avevamo anche noi-”. Oggi a Ferrara i mezzi pubblici corrono lungo strade con gli amati derivati del petrolio. La combustione regna sovrana e non silente. Pochi decenni fa, Ferrara era una cittadina agricola e silenziosa; solo la Montecatini, con la sua sirena, svegliava gli abitanti; molti vi lavoravano, e molti ambivano a lavorarci. Ferrara era al passo con le piccole città di provincia italiane. Il Polo Ospedaliero efficiente e moderno, gli Zuccherifici in tutta la provincia, la tradizione manufatturiera sartoriale e calzaturiera, l’ateneo universitario rinomato e frequentato e le discipline sportive accreditate a livello nazionale nella massima serie ci rendevano fieri ed orgogliosi di essere ferraresi.
Dunque la nostra cittadina ha conosciuto tempi migliori; sanità, viabilità, inquinamento, occupazione e qualità della vita. Mi domando se le energie e la passione dei nostri amministratori presenti e futuri possano nuovamente cambiare il destino della nostra città.
Vorrei continuare a “sognare e a sperare”, pensando che:
– si possa cambiare la destinazione d’uso della Caserma Pozzuolo del Friuli (Via Cisterna del Follo) in disuso da un ventennio; magari un parcheggio.
– si possa utilizzare il vecchio ma glorioso Padiglione Cavallari (ex Ospedale San Giorgio di via Boschetto, ora abbandonato) come Nuovo Pronto Soccorso Cittadino tanto importate per la popolazione e sfruttare pertanto anche la Stazione della Metro diretta a Cona senza infine negare la possibilità di dedicare uno spazio adeguato per le ricerche e l’impegno del Professor Zamboni.
-si possa riconvertire una parte dei 250 ettari del Petrolchimico in un INTERPORTO ferrarese al fine di alleggerire il lavoro su quello di Bologna ormai saturo (chi arriverà prima di noi si aggiudicheranno lavoro e futuro).
– si possa sviluppare ulteriormente la Metropolitana di Superficie di Ferrara, servendo altre zone cittadine e magari farla giungere fino ai lidi ferraresi.
– in futuro, il Sindaco, valuti attentamente le esigenze e le volontà dei propri cittadini, evitando quegli atteggiamenti d’indifferenza emersi di fronte ai risultati del referendum sulla chiusura del Pronto Soccorso Cittadino ed altri comportamenti manifestati nel dialogo quotidiano con i ferraresi che cercano di far valere le loro rimostranze attraverso i giornali locali.
– gli amministratori della nostra città accolgano le necessità dei cittadini e che condividano gli stessi obiettivi della maggioranza degli elettori.
– il BENE COMUNE inizi dai nostri amministratori.
Leggevo che, a vent’anni dalla crisi della siderurgia, nella regione tedesca della RUHR è avvenuta una profonda trasformazione. L’intera zona è stata convertita in un’area tecnologica e turistica. La lavorazione dell’acciaio e del carbone ha ceduto il passo ad aziende di servizi, rivolte allo sviluppo di attività moderne e d’interesse pubblico.
Fabbriche, miniere, silos, bacini fluviali e gasometri sono stati trasformati in musei, arene, teatri. Quelle città circondate da ciminiere oggi si sono riscattate per diventare la nuova frontiera dell’arte e dell’intrattenimento.
A fronte di un 2012 di recessione italiana e ferrarese, occorre sfruttare bene le poche risorse rimaste, e con buoni propositi, metodo e passione, tentare di dare un nuovo volto alla nostra piccola città che ha tanta voglia di crescere. Cari amministratori della città di Ferrara spero e ho fiducia che siate i primi ad essere coinvolti in questo rinnovamento e credo che i nostri figli ve ne saranno grati in futuro.
Simone Zucchelli