
Giorgio Benea con alcuni collaboratori della radiologia del Delta
Martedì 21 febbraio i programmi dell’accesso Rai Emilia Romagna, alle ore 10 circa, mettono in onda -sul Canale 123 del Digitale Terrestre- un servizio video-giornalistico di documentazione dell’intervento di chemioembolizzazione epatica per la cura dei tumori del team composto da Aliberti, Tilli, Dallara, Marri e guidato da Giorgio Benea, Direttore del Dipartimento di Radiologia Interventistica dell’Ospedale del Delta-Ausl Ferrara, che rappresenta -da diversi anni, una, -se non la maggior realtà internazionale- nel campo della Radiologia Interventistica delle metastasi epatiche trattate con chemioembolizzazione arteriosa e terapia ablativa percutanea.
L’intervento di “chemioembolizzazione epatica per la cura dei tumori” del gruppo radiologico dell’Azienda USL di Ferrara, nel 2011, è stato giudicato il miglior contributo scientifico tra i 180 abstract selezionati per la World Conference on Interventional Oncology WCIO – Conferenza Mondiale sulla Oncologia Interventistica, http://www.wcio2011.com/ il più importante meeting scientifico internazionale multidisciplinare di terapie anticancro guidate dalle immagini, tenutosi a New York (USA).
La chemiombolizzazione locoregionale delle metastasi del fegato da tumore del colon è una procedura che viene effettuata in regime di ricovero (3 giorni), in anestesia locale o sedazione profonda in sala angiografica. La tecnica d’intervento prevede l’accesso da un’arteria periferica, di norma quella del femore, il cateterismo dell’arteria epatica e la successiva infusione di microsfere che rilasciano in modo graduale il farmaco chemioterapico.
I vantaggi sono rappresentati dall’alta concentrazione del farmaco solo là dove occorre che questo faccia effetto, evitandone la dispersione in circolo, con conseguente significativa riduzione degli effetti collaterali.
Al tempo stesso, si provoca il blocco (embolizzazione) del circolo arterioso del tumore, con conseguente ipossia (carenza di ossigeno) che amplifica l’effetto citotossico (tossicità per le cellule) del farmaco.
Il risultato è la necrosi (morte) delle cellule metastatiche (tumorali).
Il parenchima epatico sano è protetto in quanto le sue cellule (epatociti) sono in grado di neutralizzare il farmaco chemioterapico utilizzato e non risentono dell’embolizzazione arteriosa in quanto vascolarizzate (irrorate di sangue) dalla vena porta che fornisce loro ossigeno e materiale nutritizio.
Nell’esperienza della Radiologia del Delta tale trattamento si è rilevato efficace nel controllo delle replicazioni (metastasi) epatiche da neoplasia (tumore) del colon. Due le indicazioni principali: il trattamento delle lesioni epatiche non suscettibili d’intervento chirurgico in pazienti che hanno fatto precedenti terapie chemioterapiche sistemiche e sono in progressione; e, l’associazione in terapia sistemica con altri farmaci per potenziarne l’effetto sul fegato e trattare anche la malattia extraepatica, un campo d’indagine molto promettente oggetto di un nuovo protocollo di studio in collaborazione con il Dipartimento d’Oncologia dell’Azienda Ospedaliero Universitaria S. Anna di Ferrara.
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