18 Dicembre 2011
Lo ha annunciato a Bologna il più stretto collaboratore del ricercatore, il neurologo Salvi

Metodo Zamboni, parte la sperimentazione pubblica

di Redazione | 2 min

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Forse il prossimo anno il “metodo Zamboni” per la cura della sclerosi multipla arriverà negli ospedali pubblici. Ne è convinto il neurologo dell’ospedale ‘Bellaria’ di Bologna, Fabrizio Salvi, stretto collaboratore del professore ferrarese Paolo Zamboni, annunciando l’avvio di una sperimentazione su 60 pazienti nel 2012.

Il metodo studiato da Zamboni, che ha finora raccolto pareri contrastanti nella comunità scientifica, destando tuttavia un’enorme interesse sulla ricerca del professore ferrarese e del neurologo bolognese, si basa sulla possibile relazione fra l’insufficienza venosa cronica cerebrospinale (Ccsvi) e la sclerosi multipla, una malattia che nel nostro Paese riguarda 60 mila persone. Una tesi, quella di Zamboni (direttore del Centro malattie vascolari dell’Univerità di Ferrara), che può aprire nuovi scenari e prospettive per chi è colpito da questa malattia neurologica.

Salvi, che è assieme a Zamboni uno dei padri di questa teoria, sostiene che la sperimentazione sui 60 pazienti coinvolti tra Bologna e Ferrara non ha più motivo di essere rimandata dopo l’ok dell’Azienda sanitaria e del comitato etico. L’annuncio di Salvi è giunto nel corso della presentazione a Bologna della nuova Fondazione Il Bene, nata per sviluppare la ricerca sulle malattie neurologiche rare e neuroimmuni.

Si parte dunque con la prima applicazione pubblica del protocollo, già applicato in alcune cliniche private. La teoria di Zamboni è che curando la Ccsvi e dilatando le vene ostruite con un palloncino, ristabilendo così il normale flusso di sangue, i malati di sclerosi mutlipla possono tornare a una vita normale. Con tale tecnica già diversi pazienti hanno ottenuto risultati incoraggianti.

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