Alla vigilia del primo congresso provinciale si inaspriscono le tensioni intestine al Pdl: Pier Francesco Perazzolo, membro del coordinamento nonché ex numero uno provinciale di Forza Italia, chiama in causa il segretario nazionale Angelino Alfano.
I motivi che l’hanno spinto a farlo risalgono quantomeno alle ultime amministrative. “Ho visto il Pdl non centrare nemmeno uno degli obiettivi possibili: a Goro ad esempio, dove alle politiche il centrodestra era arrivato al 70%, ha vinto il candidato civico appoggiato dal centrosinistra”. E se a proposito delle sconfitte a Portomaggiore e Vigarano Mainarda si può dare un “giudizio non gravissimo” sulle colpe del Pdl, “la situazione più grave è stata quella di Cento. Al primo turno Paolo Fava aveva superato sia Marco Amelio sia Piero Lodi: sarebbe stato normale chiedere alla Lega un apparentamento, e invece no. Sono stati loro a chiedercelo, dimostrando una responsabilità che avrebbe dovuto essere nostra, e noi abbiamo rifiutato”. Il risultato è stata la vittoria di Lodi proprio in una città, “dove per trovare uno di centrosinistra non dico che serva il lanternino, ma insomma…”.
Il peggio però sarebbe arrivato dopo. “Anziché analizzare la situazione, assumersi le proprie responsabilità ed imparare per il futuro – prosegue il j’accuse –, la classe dirigente del Pdl ha cominciato a dire che è stata colpa della Lega, ormai uno dei nostri pochi alleati. Sbagliare è umano, ma qui si è perseverato”.
Al fondo di tutto vi sarebbe una fondamentale questione di metodo: “Il coordinamento provinciale non viene riunito, si svolgono incontri nell’ufficio del tale o del talaltro cui partecipa solo una parte dei membri, bypassando così gli organi ufficiali”. Grande attenzione i vertici la porrebbero però al tesseramento: “In un momento in cui le tessere calano ovunque – attacca ancora –, da noi aumentano”.
Eppure, Perazzolo osserva al contrario la difficoltà di molti a rinnovarla. “Massimo Mazzanti – altro membro del coordinamento e nel 2004 candidato da Forza Italia a presiedere la Provincia – non la rinnoverà, e mi ha detto che le motivazioni non sono certo nazionali, ma proprio locali: non vuole stare in un partito che si comporta così”. Altri vicini a Perazzolo l’hanno rinnovata, “ma ho dovuto convincerli, insistendo che non possiamo lasciare il partito così”.
Si arriva dunque al congresso, “il primo in Emilia Romagna e uno dei soli due a svolgersi prima di Natale. Ma perché tenerlo ora, qual è la necessità politica?”. Perazzolo una risposta ce l’ha. “Cimarelli, fin dalla fusione, doveva diventare il coordinatore”, ma la sua è una candidatura “che non può essere unitaria”, per un difetto politico: “Non si è mai smarcato dagli errori del partito, anzi, li ha sempre giustificati, anche perché partecipava alle riunioni a latere del coordinamento”.
Tre giorni fa la spaccatura (http://www.estense.com/?p=185812), con l’uscita dai gruppi consiliari di Giorgio Dragotto, Francesco Levato, Ugo Taddeo, Antonio Fortini e Giuseppe Magri, “mentre Federico Saini – ancora nel gruppo in Municipio – sta alla finestra, ed ho la sensazione che pure Gianpaolo Zardi si trovi in difficoltà”.
Ed ecco che il congresso rischia di trasformarsi in un contenzioso, vista anche l’elevata percentuale di avvocati tra i dirigenti Pdl. Perazzolo ha in mano il Regolamento dei congressi provinciali del suo partito: all’articolo 5 si legge che “il segretario nazionale può proporre di non ammettere candidature, sebbene regolarmente presentate, che consideri inopportune per il sereno e ordinato svolgimento della vita del partito su quei territori”, “e il nostro mi sembra un caso classico – osserva –, data la spaccatura dei gruppi”.
Così, Perazzolo ieri ha inviato una mail al segretario nazionale, chiedendogli di “applicare quanto previsto, cioè di non ammettere la candidatura di Luca Cimarelli con le conseguenze del caso, fra cui la possibile nomina di un commissario”.
“Ho allegato una rassegna stampa – spiega ancora –: dallo staff di Alfano mi hanno detto che la situazione ferrarese è in parte conosciuta e non isolata”, anche se ovviamente una risposta del segretario ancora non c’è stata.
A chi non pratica la politica, sorge una domanda: perché non avete presentato una candidatura alternativa? “Avremmo anche potuto farlo – risponde –, ma il problema è talmente radicato, e l’incapacità di dialogare talmente forte, che non avremmo risolto il problema. Non posso essere io a prendere Balboni per dirgli ‘dialoghiamo’, questo è il compito di chi gestisce il partito. Presentare una candidatura – continua – avrebbe significato accettare questa impostazione, invece io non la accetto: il mio problema non è impedire la vittoria di Cimarelli, ma impedire la vittoria di questo modo di far politica”.
Ma che senso ha poi scrivere al segretario due giorni prima? “I risultati dei congressi si possono anche annullare…”.
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