Cento
16 Dicembre 2011
Il pm aveva chiesto l’assoluzione. La difesa: “faremo appello”

Condanna e assoluzione per il carabiniere di Renazzo

di Marco Zavagli | 3 min

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Renazzo. Sentenza salomonica per il brigadiere Daniele Sabino. Il gup Piera Tassoni lo ha assolto dall’imputazione di lesioni aggravate e lo ha condannato invece per quella di violazione di domicilio. Questo al termine del rito abbreviato che vedeva il carabiniere 41 anni, in forza alla Compagnia di Cento, portato in giudizio da Edoardo Tura, 23 anni, un giovane fermato per un semplice controllo la notte del 23 gennaio 2010 (i due si trovano avversari anche in un processo a parti invertite che vede il militare parte civile per presunte resistenza e lesioni nei suoi confronti).

Il tutto nacque per un diverbio notturno. Erano circa le 4 di mattina quando – secondo la versione dell’accusa – il giovane viene fermato da una pattuglia dell’Arma. Il ragazzo, a quell’ora, si trovava in macchina con alcuni amici e l’auto viene controllata dai carabinieri nei pressi di un forno a Renazzo. Al conducente viene fatto l’alcoltest, che risulta negativo. Tura scende e si avvia a prendere la propria auto per andare a casa, poco distante. Arrivato a destinazione parcheggia l’auto nel cortile e, mentre sta per rientrare in casa, si vede uno dei due militari che l’avevano fermato prima puntargli contro una pistola e gridare “dov’è la cocaina?”.

A questo punto sarebbero seguiti attimi concitati che sarebbero sfociati con la resistenza e le lesioni a pubblico ufficiale da parte del giovane. Una volta bloccato, però, il carabiniere l’avrebbe colpito – stando al racconto del 23enne – alla testa con il calcio della pistola.

Il ragazzo si farà medicare in seguito al pronto soccorso dell’ospedale SS. Annunziata di Cento. I medici gli prescriveranno una prognosi di 7 giorni per una ferita lacero-contusa al capo. Anche il militare che ha eseguito l’arresto era dovuto ricorrere alle cure sanitarie. Per lui la prognosi fu di 25 giorni.

Tutt’altra invece la versione dell’Arma: il ragazzo non sarebbe stato arrestato a casa davanti ai genitori e i motivi del provvedimento sarebbero dovuti proprio alle sue “escandescenze”. Di fronte alle versioni opposte, la pm Mariaemanuela Guerra indagò entrambi.

Secondo il medico legale Maria Rosa Gaudio, le lesioni riscontrate sarebbero compatibili con la versione offerta dal carabiniere e sulla pistola non sarebbero state rinvenute tracce di sangue. Una conclusione sposata in toto dal consulente della difesa, il dottor Martini.

E infatti ieri il pm Alberto Savino ha chiesto l’assoluzione per entrambi i capi di imputazioni. Il gup ha invece ritenuto sussistente quello della violazione di domicilio e ha deciso altrimenti: 5 mesi con pena sospesa e non menzione della condanna nel casellario giudiziale, oltre a 500 euro di risarcimento per la parte civile, assistita dall’avvocato Fabio Anselmo.

“Faremo sicuramente appello” preannuncia l’avvocato della difesa, Alberto Bova, secondo il quale “Sabino ha agito nell’adempimento di un proprio dovere e in ogni caso ha agito in buona fede, convinto di eseguire la legge. Per questo è entrato in casa senza mandato, convinto – in base al comportamento del ragazzo che non si è fermato all’alt – che potesse esserci della droga nascosta”.

Le due parti si incontreranno di nuovo in ogni caso a gennaio, per il processo dove i loro ruoli sono invertiti: Tura dovrà rispondere di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale.

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