C’è chi parla e chi invece fa scena muta. Ma alcune circostanze vengono confermate dagli stessi indagati dell’operazione Domino. Si tratta delle persone arrestate dalla squadra mobile di Ferrara per associazione a delinquere finalizzata alla truffa (vai all’articolo). In carcere, dopo l’esecuzione delle misure disposte dal gip Monica Bighetti, sono finiti Claudio Albini, 46 anni, di Ferrara, Marco Zucchini, 42 anni, di Ferrara, e Daniele Buzzoni, 53 anni, di Santa Maria Maddalena (Ro). Ai domiciliari Massimo Cervellati, 44 anni, di Ferrara, e Domenico Coiro, 35 anni, di Montesano sulla Marcellana, in provincia di Salerno.
Ieri si sono tenuti gli interrogatori di garanzia. L’avvocato Giovanni Montalto, che difende Marco Zucchini, ha già chiesto la misura meno restrittiva degli arresti domiciliari. In caso di rigetto, la difesa si dice pronta al ricorso presso il tribunale del Riesame. Intanto Zucchini, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, ha ammesso quanto gli è stato contestato in sede di indagini, rigettando però completamente l’ipotesi dell’associazione a delinquere. “Ha detto che se avesse saputo che per quattro cellulari sarebbe finito in prigione non si sarebbe mai cacciato in questo guaio”, afferma l’avvocato Montalto riportando le parole del proprio assistito.
Anche il legale contesta l’ipotesi associativa, ammettendo che “gli indagati tra loro si conoscevano, avevano anche rapporti di amicizia, ma in questo caso ci troviamo di fronte a condotte criminose separate. Nessun pactum sceleris insomma”.
Una parziale ammissione è arrivata anche da Daniele Buzzoni, assistito dall’avvocato Alberto Campili, che avrebbe confermato di aver preso e rivenduto alcuni cellulari, oltre ad essersi intestato un’auto oggetto di indagine.
Davanti al gip Monica Bighetti si è presentato anche Massimo Cervellati, il titolare dell’ex concessionaria di auto, che si è detto estraneo a tutte le contestazioni mosse dalla squadra mobile. All’inizio della prossima settimana il suo difensore, l’avvocato Alessandro Misiani, chiederà la revoca della misura cautelare, “perché riteniamo – spiega Misiani – che non ci siano elementi per giustificare l’arresto”.
Si è rifatto a quanto aveva già detto a suo tempo davanti all’autorità giudiziaria durante le indagini della polizia, Claudio Albini (considerato la mente della presunta organizzazione), già ai domiciliari prima della nuova ordinanza che ne ha disposto la custodia in carcere. Gli avvocati Andrea Toschi e Campili non hanno dubbi sulla richiesta di riesame.
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