Si tratta di addetti ai lavori e sportivi che ancora devono ricevere stipendi arretrati e che potrebbero, qualora ce ne fosse la possibilità, fare istanza al fine di recuperare le loro spettanze
A poche ore dalla disfatta della Spal, la Curva Ovest rompe il silenzio e chiama a raccolta tutta la città. Un messaggio chiaro, diretto, senza compromessi: giovedì 12 giugno alle ore 19, i tifosi si raduneranno sotto la curva dello stadio “Paolo Mazza” per dare vita a un corteo che attraverserà Ferrara fino a piazza Municipale
Ora è ufficiale: la Spal non sarà al via della Serie C 2025–2026. La voce della proprietà è arrivata a certificare un epilogo ormai noto da giorni, ma che assume adesso il crisma dell'ufficialità. “Con grande rammarico, la proprietà della Spal comunica ufficialmente che il club non disputerà il prossimo campionato di Serie C 2025–2026”
Con un lungo e toccante messaggio affidato ai social, Francesco Baldini ha voluto salutare e ringraziare Ferrara, la Spal e i suoi tifosi. Un post che arriva il giorno dopo l’ufficialità della mancata iscrizione della squadra in serie C, ma che ha il tono composto di chi, pur nella delusione, sceglie di parlare con rispetto e gratitudine
Con l’ufficialità del fallimento sportivo, gli ex giocatori spallini hanno affidato le loro parole di rammarico, delusione e di critica verso la dirigenza ai social
Un’operazione durata due anni per concludersi con tre ordinanze di custodia cautelare in carcere e due ai domiciliari. La squadra mobile di Ferrara presenta i risultati dell’operazione “Domino” che ha portato a galla quella che gli inquirenti considerano una associazione a delinquere finalizzata alla truffa. In mezzo anche la denuncia di 19 persone, tutti prestanome per le presunte operazioni illecite.
In carcere, dopo l’esecuzione delle misure disposte dal gip Monica Bighetti, sono finiti Claudio Albini, 46 anni, di Ferrara, Marco Zucchini, 42 anni, di Ferrara, e Daniele Buzzoni, 53 anni, di Santa Maria Maddalena (Ro). Ai domiciliari Massimo Cervellati, 44 anni, di Ferrara, e Domenico Coiro, 35 anni, di Montesano sulla Marcellana, in provincia di Salerno.
Le vittime sarebbero istituti di credito, finanziarie, compagnie di telefonia mobile. Secondo gli inquirenti il gruppo si procurava documenti veri “in bianco”, che venivano successivamente falsificati a regola d’arte. Con questi riuscivano a ottenere finanziamenti, mutui e pc e cellulari in comodato d’uso gratuito attraverso sottoscrizioni di abbonamenti telefonici che non venivano poi onorati.
Tutto nasce da un normalissimo controllo su strada. Siamo a febbraio del 2010. Una volante della polizia ferma una Bmw X5. Gli agenti si insospettiscono alla vista della carta di circolazione, risultata poi falsificata. I dubbi si infittiscono quando si scopre che la targa è sì vera, ma immatricolata sopra una Porsche, finita in qualche modo in Slovenia.
L’attenzione si concentra sul libretto dell’auto. Dagli accertamenti risulterà rubato alla motorizzazione di Pisa, da dove sparirono ben 16mila carte in bianco (quindi da “compilare” a piacimento dei ladri). Il documento era intestato a una società fittizia che faceva capo ad Albini, ritenuto dagli investigatori la testa dell’organizzazione. Partono così le indagini a tutto campo, che si sviluppano attraverso intercettazioni (circa 13mila le conversazioni registrate), pedinamenti di giorno e di notte, in auto e anche in bicicletta, per non dare troppo nell’occhio.
Dagli indizi raccolti sembra che gli indagati utilizzassero carte d’identità fornite da persone compiacenti (disoccupati ma anche studenti e commercianti). Sostituivano la foto e con il nuovo documento si presentavano agli sportelli di banche, finanziarie e compagnie telefoniche. Le rate arrivavano poi nel domicilio del prestanome di turno, che si chiamava fuori dicendo di non riconoscere la firma sul contratto. Tutto questo in cambio di una percentuale sugli introiti. Con i soldi ottenuti dai finanziamenti avrebbero acquistato auto da rivendere. Stesso destino per computer portatili e telefonini.
I compiti di Zucchini e Buzzoni sarebbero stati invece quelli di reclutamento dei prestanome e di preparazione della documentazione da fornire agli istituti di credito.
In merito alla vendita delle auto un ruolo particolare avrebbe rivestito Cervellati, titolare si una concessionaria in città (non più in attività), che avrebbe procurato ai complici preventivi utilizzati poi per chiedere i relativi finanziamenti. A un certo punto Cervellati si sarebbe valso della collaborazione di Coiro per creare società fittizie in grado di dare credibilità alle loro operazioni (la polizia ne ha individuate otto, ricostruendo anche 28 episodi di presunte truffe ed è riuscita a evitarne altre, “che avrebbero fruttato – assicura il comandante della Mobile, Andrea Crucianelli, che ha ereditato l’inchiesta dal comandante Pietro Scroccarello – diverse centinaia di migliaia di euro”).
In tutto il giro d’affari quantificato dagli inquirenti si aggirerebbe attorno al milione di euro.
L’operazione ha ricevuto anche il plauso del questore Luigi Maurellio, che ha sottolineato la difficoltà di portare a compimento indagini di questo tipo, “dove il truffatore è quasi sempre un professionista, in grado di fare il cosiddetto calcolo del rischio, vale a dire soppesare quello che guadagna con il pericolo che corre”. Anche per quanto riguarda il rischio, la eventuale pena non rappresenta un deterrente: “la pena in casi come questi può oscillare tra i 3 e i 6 anni, quando invece un disperato che scippa una borsetta si vede messo in carcere per 6 anni. Di qui l’importanza di provare la associazione a delinquere, che presenta pene ben più consistenti”.
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