
Un esempio di passo carraio a raso
Cosap, c’è il precedente. Il giudice di pace di Ferrara ha accolto il primo ricorso contro Ica, l’agenzia di riscossione incaricata dal Comune di Ferrara, relativo al canone di occupazione spazi ed aree pubbliche. La sentenza del giudice Marando è arrivata ieri mattina e apre nuovi scenari sul dibattito politico che si tiene da tempo sulla legittimità del regolamento comunale che ne prevede la tassazione.
Tutto nasce nel 2005, quando il Comune di Ferrara approvò il regolamento Cosap, relativo al canone di occupazione spazi ed aree pubbliche. In seguito a quel regolamento molti cittadini sia del centro che in zone periferiche iniziarono a ricevere ingiunzioni di pagamento dall’Ica anche per passi carrai a raso.
Il problema finì in consiglio comunale, prima con una interpellanza di Rendine (Fli) – leggi http://www.estense.com/?p=65109-, poi con due risoluzioni presentate dal Iaf e Ppg (leggi http://www.estense.com/?p=122029), che rimasero congelate fino all’approvazione del bilancio.
Nel frattempo qualcosa si muoveva a palazzo di giustizia. Il giudice di pace si è trovato ad esaminare decine e decine di ricorsi contro la tassa comunale e altrettante proteste per la riscossione retroattiva da parte dell’Ica. In alcuni casi il gdp ha dichiarato la propria incompetenza a giudicare la materia condannando Ica al pagamento delle spese processuali, in altri ha emesso sentenza favorevole all’azienda di riscossione, ritenendo che Ica avesse applicato diligentemente quello che prevede in materia il Regolamento comunale, considerato in questo caso fonte primaria di diritto.
E invece non lo è fonte primaria, secondo quest’ultima sentenza, che entra nel merito considerando l’impossibilità di assoggettare a canone dei passi carrai a raso perché manca il presupposto per applicare un canone, ossia l’occupazione di suolo pubblico. E perché il regolamento comunale non può imporre tale balzello in assenza di una legge statale che lo preveda (se fosse una tassa andrebbe richiesta solo attraverso una precisa disposizione di legge; dal momento che è un canone deve essere pagato solo in presenza di una effettiva occupazione).
A questa prima vittoria dei cittadini si aggiunge un’altra sentenza favorevole. Questa volta da un giudice di appello civile. È il tribunale di Genova a dare torto al Comune sui passi carrai a raso e relativa imposizione. Ora, forte di questi precedenti, gli avvocati Paolo Picci e Marco De Nunzio, che seguono per Adiconsum una ventina di ricorrenti, stanno raccogliendo le ultime adesioni per proporre una azione comune contro l’amministrazione, “che porti – spiega Picci – alla disapplicazione del regolamento nella parte contestata e annullamento dei verbali impugnati e alla restituzione delle somme pagate”.
Se il tribunale accoglierà l’istanza, il Comune – salvo ricorso – dovrà modificare il regolamento. Il prossimo passo sarà il deposito del ricorso, previsto per dicembre.
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