Eventi e cultura
30 Agosto 2011
Le impressioni degli artisti della rassegna sulla 24^ edizione e sulla città ospitante

Il festival visto dai busker

di Redazione | 3 min

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Si conclude con un concerto corale, nella chiesta di Santo Stefano a Ferrara, la sessione primaverile del laboratorio di Officina delle Voci e dei Direttori del Conservatorio G. Frescobaldi  guidato dal prof. Michele Napolitano.

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Il pubblico del Buskers Festival nell'ultimo giorno di manifestazione (foto di Luisa Veronese)

Ferrara sonnacchiosa e silenziosa durante l’anno. Poi improvvisamente, senza accorgersene, come se si aprisse il sipario, si colora, si anima nei dieci giorni del Ferrara Buskers Festival. Ventiquattro estati fa i ferraresi si fermavano titubanti davanti a questi Buskers, nominandoli con la “u”. E se ne stavano a 30 metri di distanza dal musicista. «Oggi succede – racconta Stefano Bottoni, direttore artistico del Ferrara Buskers Festival – che il crocchio di persone sia così fitto che il chitarrista ad esempio debba suonare con il manico dello strumento rivolto all’insù per far posto al pubblico».

E con il naso all’insù sono stati i 1300 artisti (20 gruppi invitati e 309 accreditati), giunti da ogni angolo del Pianeta, che, posati gli arnesi del mestiere, hanno camminato lentamente per ammirare le splendide facciate delle vie del centro. «Un delicato piacere anche per gli occhi» svela Mirko Tonelli del gruppo “Cialtrontrio Bigbanda”.  Girovagando per le strade, all’ombra del castello, sfidando il caldo che opprimeva, gli artisti sono rimasti attratti dal mix di architetture. Per loro, capaci di viaggiare per il mondo senza guinzagli, sono bastate poche ore per capire come muoversi e qual è il mood della città. E qualcuno, e non pochi, decidono di ritornare anno dopo anno. Così è accaduto a Fred Menendez (Brasile), Spring Groove (Usa), Peter Jones (Regno Unito), Hodmadoddery (Regno Unito), Kiana (Hawaii). Qualcuno tra loro ha alle spalle persino 20° edizioni della rassegna made in Ferrara.

Una città viva, effervescente, stimolante. «Per me il Festival è condivisione della mia musica con altri artisti di culture diverse». E’ la visione di Eliah (Usa), chitarrista di “chapman stick”, sempre in evoluzione e alla ricerca del suono fuori da ogni canone artistico.

Non c’è biglietto. «Un festival facile da godere» commenta Francesco Casatta dei “Microguagua”. Oltre 120 spettacoli ogni giorno. Tutti gratuiti.  Ovunque c’è sempre qualcuno da applaudire. Ovunque c’è qualcuno che ha il  dono del talento. La diversità dello spettacolo ubnubila la mente saziando il piacere di godersi la gioia di ascoltare e vedere artisti live. «L’allegria esuberante, la dolce serenità di una città presa pacificamente d’assalto da 1300 interpreti – racconta Rebecca Bottoni, responsabile degli accreditati – una sorprendente tavolozza di colori della pelle, la soddisfazione di commercianti, ristoratori e albergatori che si vedono riempire i locali in un mese che sarebbe altrimenti atono».

Un eco festival con un’ambizione: dimostrare alla platea che ciascuno di noi, se vuole e ci crede, può fare la propria parte per il Pianeta. «Grazie ai ragazzi napoletani del progetto Cleanap, gli “Angeli della Monnezza”, la raccolta differenziata in città è triplicata»: rende noto con soddisfazione Gigi Russo (direttore organizzativo). L’idea dell’ecofestival è sua.

«Il Festival come liberazione dallo stress della vita». Lo vede così Giovanni Sessa (Manzella), l’approdo dove attraccare quando i problemi del mondo e il nonsense del ritmo quotidiano sembrano prendere il sopravvento sull’esistenza stessa.  Una felice pausa, un regalo da fare a ciò che più si ama: la vita.

Il sindaco di Ferrara, Tiziano Tagliani, lo aveva augurato agli artisti durante la cerimonia di apertura: “Divertitevi!”. Sì, lo hanno fatto. C’è da giurarlo. Lasceranno Ferrara raggianti e nella custodia degli strumenti sarà racchiuso il ricordo di un festival di sorrisi e allegria. Happy Ferrara.

Appuntamento al 2012 con i 25 anni di Festival: dal 17 al 26 agosto. Buskernauti avvisati.

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