Politica
15 Giugno 2011
La cittadella della salute aprirà per 12 ore al giorno, non 24 come promesso

Sanità, rimangono i dubbi

di Redazione | 5 min

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Chi si aspettava lo sciogliersi di ogni dubbio è rimasto deluso. Così come chi cercava conferme sui piani organizzativi della sanità ferrarese è tornato a casa soddisfatto. È durato altre tre ore nel pomeriggio di ieri il consiglio provinciale e comunale congiunto sulla sanità, nel quale sono intervenuti i direttori generali di Sant’Anna e Usl, rispettivamente Gabriele Rinaldi e Paolo Saltari, ed il presidente del corso di laurea in Medicina Adolfo Sebastiani.

Tre ore nelle quali i blocchi contrapposti di maggioranze e opposizioni non hanno trovato posizioni condivise.

La seconda parte della seduta è cominciata con le risposte alle domande poste in mattinata da sindaci e consiglieri. “La cittadella della salute – ha spiegato Saltari, riferendosi alla novità che troverà posto nell’anello del Sant’Anna – non sarà un primo o un pronto soccorso, bensì un raggruppamento dei nuclei di cure primarie, aperto 12 ore al giorno”.

Eppure da metà aprile fino ad oggi era stato assicurato ben altro. Fu proprio il sindaco Tagliani, alla vigilia del referendum autogestito di Progetto per Ferrara (vai all’articolo), ad assicurare che “le aziende e le istituzioni sono impegnate a realizzare in Corso Giovecca una struttura sociosanitariana struttura sociosanitaria che garantisca la continuità assistenziale nelle 24 ore 7 giorni su 7”. Il concetto venne ribadito anche nella conferenza stampa congiunta delle due aziende sanitarie, per bocca della portavoce del sindaco: “Nelle ore notturne e durante i giorni festivi, saranno attive, progressivamente, la Centrale Operativa del 118, la guardia medica e le residente psichiatriche” (vai all’articolo). Ma tant’è.

Tornando a Saltari, il secondo tema affrontato dal direttore di Via Cassoli, su richiesta in particolare del gruppo della Federazione della Sinistra, sono le Residenze sanitarie assistite: “la tendenza non è a fabbricarne altre, ma a puntare sull’assistenza domiciliare”. Bisognerà lavorare in particolare “sul periodo compreso tra quando non si è più malati cronici ma non si è ancora guariti”.

Per quanto riguarda il personale, “è vero che ne abbiamo in numero superiore alla media, non possiamo ridurlo ma in parte dovrà essere riconvertito, ovviamente sempre in ambito sanitario”.

Sono stati molti, e non certo semplici, i punti affrontati poi da Rinaldi, a partire dal questionario somministrato di recente dal sindacato Anaoo ai suoi iscritti (circa la metà dei medici dell’ospedale cittadino), da cui è risultato che il 61% di loro non è orgoglioso di lavorare per quest’azienda. “È chiaro che sono molto preoccupato, ma il problema ha una storia” ha commentato il direttore. Non manca una stoccata allo stesso sindacato: “Se si racconta che l’azienda non applica i contratti ed i regolamenti quando questo non è vero, è chiaro che c’è un problema. Noi abbiamo risposto punto su punto in modo documentato alle loro contestazioni, mentre non abbiamo ricevuto un solo pezzo di carta”. Inoltre “anche l’azienda fa sondaggi, l’ultimo nel luglio scorso su 1.300 dipendenti, e da quello è risultato che la domanda su quanto si è orgogliosi di lavorare lì è stata proprio quella lì con la risposta più soddisfacente”.

Un timore sollevato di recente, ad esempio da Progetto per Ferrara, è quello che, una volta spostato il Sant’Anna a Cona, in uno degli edifici di corso Giovecca si installi una clinica privata. “Non risultano atti in cui sia definita questa idea – risponde Rinaldi –, non ne ho nemmeno sentore”.

Non poteva mancare ovviamente l’ultradecennale tormentone sulla data di apertura di Cona. “Non ve la dico con precisione – risponde il direttore –, perché potrebbe essere sbagliata”. Una cosa però è certa: “Il periodo sarà l’autunno 2011”.

“L’ospedale in sé è costato 308 milioni – ha detto ancora, rispondendo al consigliere comunale Valentino Tavolazzi –, i costi di urbanizzazione sono un’altra cosa”.

Adolfo Sebastiani, rispondendo al consigliere Francesco Rendine di Fli, ha annunciato invece che “i posti auto saranno 1.350, oltre ai 500 per gli specializzandi: ce n’è per tutti”. Il trasferimento a Cona della Facoltà di Medicina è “ragionevolmente fissato a partire dall’anno accademico 2012-13”; proprio per le esigenze didattiche dovrà essere realizzata un’altra struttura “al costo di 6 milioni e dalla superficie di 3.000 metri quadrati, per contenere aule, caffetteria,…”. Serviranno “pochi anni”.

Al termine delle risposte c’è stato di nuovo spazio per l’intervento di alcuni consiglieri: Paolo Calvano (segretario provinciale del Pd e consigliere provinciale) ha sottolineato l’importanza di “concepire il servizio sanitario della Provincia come una rete, senza chiudersi nel singolo ospedale”, mentre Irene Bregola (Federazione della Sinistra) ha richiamato l’attenzione sulla dotazione di professori ordinari e associati dell’ateneo, considerato anche il contesto della riforma universitaria.

Decisamente critico l’intervento di Liliano Cavallari (Io amo Ferrara): “La giornata è stata inutile, tutta fatta di ‘vedremo’, ‘decideremo’… Il raccordo tra via Comacchio e la nuova struttura – ha detto anche, chiamando in causa la presidente della Provincia Marcella Zappaterra – doveva essere già pronto”.

“È questione di pochissimo – ha risposto lei in chiusura, ricordando che – le due rampe d’accesso sono finite da mesi, come pure il raccordo fra la superstrada e Cona, per il quale la Provincia ha anticipato 2 milioni di euro”. La presidente ha quindi ricordato che “i sindaci svolgono un ruolo fondamentale nella conferenza sociale-sanitaria”, ed ha previsto che “sul nuovo ospedale si continuerà a recriminare anche quando sarà completamente funzionante: per smettere occorrerà una nuova generazione di politici e dirigenti”.

La presidente si è comunque detta soddisfatta della giornata: “Al di là dei proclami rivoluzionari di qualcuno, abbiamo condiviso informazioni e utilizzato un metodo di lavoro che potrà essere riproposto, anche dopo l’apertura, ricordando che non siamo ad un punto d’arrivo ma di partenza”.

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