Eventi e cultura
16 Novembre 2010
Il ritrovamento, del tutto casuale, opera del professor Antonio Corsaro

Ariostea, tra gli scaffali una poesia erotica di Machiavelli

di Redazione | 2 min

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Machiavelli (particolare) ritratto da Santi di Tito (da Wikipedia)

Quando si dice un tesoro nascosto. E che è venuto alla luce, forse, per una pura coincidenza dettata dal destino. Il tesoro cui facciamo riferimento è una poesia scritta nientemeno che da Niccolo’ Machiavelli, rimasto nella storia con ‘Il Principe’ e numerose altre pubblicazioni, oltre che per la sua mente acuta e spigolosa; il nascondiglio nientemeno che la biblioteca Ariostea di Ferrara.
Il merito di questo merito postumo per Machiavelli, uno dei protagonisti del Rinascimento, è del professor Antonio Corsaro, docente di letteratura italiana alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Urbino, che consultando un manoscritto conservato sugli scaffali di Palazzo Paradiso, in particolare una lettera di Lionardo Salviati (umanista, filosofo e scrittore fiorentino della seconda metà del Cinquecento), ha portato alla luce alcuni versi erotici del Machiavelli.

“Si tratta di un’ottava detta ”del Machiavello”, con versi ”sporchi e disonesti” a detta dello stesso Salviati – riporta Libero News – che li aveva trascritti nel 1563 all’interno di un discorso polemico contro l’esule fiorentino Jacopo Corbinelli intessuto di riflessioni dotte intorno al trattamento della materia comica presso gli autori antichi e i moderni”.

Erotici o meno, questa un’ottava della poesia: ”Quando il nascente sol l’aurora caccia,/ le cime de’ monti paion d’oro,/ E gli uccellj escon fuor da’ nidj loro/ Perche’ la fame e ‘l giorno gli minaccia,/ Allhor vorrej haver nelle mie braccia/ Il dolce ricco mio caro tesoro;/ Perche’ ‘l cazzo mi da’ tanto martoro,/ Ch’io non so s’io me ‘l menj, o quel ch’io faccia”

La poesia, che verrà pubblicata sulla rivista annuale specializzata in studi quattrocenteschi ‘Interpres’, probabilmente è stata volutamente ignorata. Come spiega lo stesso docente che l’ha riportata in  auge sempre attraverso Libero News, “in realtà la lettera di Salviati era già stata pubblicata nel 1873 e nel 1876 in due miscellanee erudite. I curatori di quelle edizioni, pero’, non avevano dato alcuna importanza all’attribuzione così illustre, e ciò certamente per il contenuto stesso dei versi, chiaro frutto di un’improvvisazione licenziosa che tende all’oscenità’, ben difficilmente collegabili all’immagine tradizionalmente diffusa del grande Niccolo’ Machiavelli”.

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