Troppe cose non tornano in quella tanto tragica quanto strana morte di Donato “Denis” Bergamini. E ora, per cercare di mettere l’accento della parola “verità” a quella vita conclusa violentemente 20 anni fa, il deputato ferrarese Alessandro Bratti presenterà un’interrogazione in parlamento sulla fine dell’ex calciatore ferrarese centrocampista di Imolese, Russi e Cosenza, nato a Boccaleone di Argenta (su cui si sono concentrate negli ultimi tempi anche le cronache nazionali e la trasmissione ‘Chi l’ha visto?’).
Il parlamentare ferrarese si è recato nei giorni scorsi con un avvocato a far visita alla famiglia Bergamini, chiedendo di esaminar ele carte del processo. Era il 18 novembre 1989 quando l’atleta, allora 27enne, viene trovato morto sulla statale 106 nei pressi di Roseto Capo Spulico in provincia di Cosenza. La sua morte rimane ancora oggi un mistero irrisolto, al punto tale che l’ex calciatore della Roma e del Milan Carlo Petrini ha provato a fare luce sulla sua storia scrivendo il libro Il calciatore suicidato, in cui fornisce alcuni particolari dettagli sulla vicenda del calciatore. La versione ufficiale disse che Denis Bergamini si era suicidato buttandosi sotto un camion. L’ex fidanzata Isabella, unica testimone della morte di Denis, dichiarò che il pomeriggio del suo ultimo giorno il calciatore lasciò il ritiro del Cosenza per andarla a prendere. Con lei si sarebbe diretto sulla statale jonica. Qui si sarebbero fermati in una piazzola e a un certo momento il giovane, dopo aver saputo delle intenzioni di lei di lasciarlo, avrebbe preso la rincorsa e si sarebbe gettato sotto un camion in transito. Dopo averlo travolto, il mezzo pesante lo avrebbe trascinato sull’asfalto per circa 60 metri.
Per quel fatto fu aperta un’inchiesta, poi archiviata. In modo troppo frettoloso, secondo alcuni.
Tra questi c’è il padre di Denis, Domiziano, che non ha mai creduto alla tesi del suicidio. Troppe secondo lui le circostanze che non tornano e che elenca nel blog (http://www.denisbergamini.com/) che cerca di riportare a galla il caso.

Il luogo dell'incidente ripreso da Rai 3
A cominciare dal fatto che “l’auto di Denis si trovava dietro al camion anziché sulla piazzola”. Quella sera pioveva ma le scarpe del ragazzo non riportavano la melma presente nella piazzola. “Perché la ragazza – scrive il padre sul sito – fa presente che mio figlio si sia gettato sotto al camion per amore quando era stato lui a lasciarla definitivamente nel giugno del 1989 e ora era insieme ad una ragazza di Russi con la quale, il giovedì prima del 18 novembre 1989, le telefona facendogli capire che qualcuno ce l’ha con lui?”. Dall’autopsia, poi, “non risulta trascinamento” del corpo e “le distanze non coincidono”.
Il corpo di Denis non presentava poi “nessuna ferita o ematomi in alcuna parte del corpo e neppure nessuna frattura ossea”, nonostante “il camionista ha dichiarato di aver fatto retromarcia per vedere se era ancora vivo, quindi l’avrebbe così sormontato due volte? (Dall’autopsia pervenuta con la riesumazione del corpo dopo circa 50 giorni risulta una morte avvenuta per arresto cardiaco e dissanguamento con schiacciamento al torace, con una ferita ampia a partire sulla parte destra del bacino restringendosi)”.
In base alle testimonianze, inoltre, la parte ferita dal bacino dovrebbe essere sul lato sinistro, non destro. Altro particolare non secondario: l’orologio che il ragazzo aveva al polso al momento della disgrazia “funzionava ancora e il vetro non presentava graffi”, nonostante il corpo fosse stato trascinato da un camion sull’asfalto per 60 metri.
All’obitorio l’infermiere dirà che il corpo, così come i vestiti, era distrutto. Cosa contraddetta dalle foto. Dall’autopsia risulterà anzi intatto con un’unica ferita sulla parte destra del bacino.
Questo 20 anni fa. Circa un mese fa, con l’uscita del libro di Petrini, il caso si è arricchito di nuovi particolari, che vedrebbero Denis circondato da “strani personaggi”. Diverse segnalazioni anonime (pubblicate sul blog) sono arrivate in questi anni alla famiglia Bergamini. In tutte il comune denominatore è che le cause della morte del giovane calciatore sarebbero da ricercare nel traffico di droga. La stessa interrogazione parlamentare presentata in parlamento nell’immediatezza della vicenda chiedeva di appurare le “notizie di un coinvolgimento della malavita del Cosentino” e le “ipotesi che dietro questo episodio ci sia il giro del totonero”.
E rimanendo in tema di interrogazioni, quella di Bratti potrebbe arrivare già “tardi”. Secondo il sito Romagna Noi, il primo passo verso la riapertura delle indagini potrebbe già essere stato compiuto. “Secondo indiscrezioni – si legge nell’articolo a firma di Daniele Pompignoli –, da Montecitorio sarebbe già partita una richiesta ben chiara alla questura di Cosenza: l’elenco di tutti i poliziotti trasferiti nel 1989. L’obiettivo è trovare i due agenti che, indagando in parallelo, scoprirono tra le altre cose che Denis sarebbe già stato cadavere sulla statale 106 Jonica prima che il camion lo travolgesse (la versione ufficiale invece dice che il ragazzo si sarebbe suicidato buttandosi sotto un autocarro). Verità scomode al punto che dopo aver consegnato alla magistratura i risultati delle loro indagini sarebbe stati inspiegabilmente trasferiti”.
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