Attualità
20 Ottobre 2017
Si parte con sette neomaggiorenni con permesso di soggiorno. Previsti contributo di 350 euro e assistenza legale

Non serve essere supereroi per accogliere un rifugiato in casa

di Redazione | 3 min

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di Cecilia Gallotta

Accogliere un rifugiato in famiglia è adesso possibile anche a Ferrara con l’avvio del progetto Vesta, già attivo nel territorio bolognese dall’aprile 2016, e col quale il progetto Sprar si allarga grazie alla partnership di Camelot e Città del ragazzo con il Comune di Ferrara.

“Sappiamo di poter contare sulla generosità delle famiglie ferraresi già dal 2014 – afferma l’assessore Sapigni – quando con il Csv avevamo già avuto richieste di disponibilità da parte di chi poteva e voleva farlo”.

E siccome l’accoglienza di una persona in casa “non è una cosa immediata né facile”, sarà dato modo alle famiglie di “capire bene prima che cosa è il progetto” attraverso incontri formativi e informativi, 5 per la precisione, al termine dei quali potranno decidere se procedere con l’accoglienza, per la quale è previsto un contributo di 350 euro a famiglia, coppia, o singolo cittadino, “perché non cerchiamo supereroi – scherza l’amministratore delegato Camelot Carlo De Los Rios – ma persone che hanno voglia di fare questa esperienza, sulle cui spalle non si vuole gravare”.

Saranno 7 le prime accoglienze a partire nel territorio ferrarese, dei 18 ragazzi attualmente ospitati dalla Città del Ragazzo, “fra cui ci sono anche minori le cui tappe burocratiche sono ancora in corso”. I sette ragazzi che intraprenderanno per primi questo percorso sono invece neomaggiorenni con tutte ‘le carte in regola’, permesso di soggiorno in primis.

“L’intento è anche quello di dedicare ai minori non accompagnati una ‘preparazione’ per diventare dei maggiorenni il più possibile integrati – prosegue Sapigni – dare cioè a chi non ha figure parentali di riferimento la possibilità di estendere legami con il territorio che li aiutino a raggiungere una maggiore autonomia”.

E l’autonomia è uno degli obiettivi del progetto, che prevede la permanenza in famiglia dai 6 ai 9 mesi, al termine dei quali “si auspica che si saranno inseriti anche nel mondo lavorativo oltre che in quello sociale”. Se questo non dovesse avvenire “cercheremo di sostenerli lo stesso in un modo diverso dal progetto”, paventa Sapigni, riportando l’esempio bolognese di una famiglia che, affezionatasi al ragazzo, ha deciso liberamente di continuare a “tenerlo con sé”.

Libertà che il progetto mette al primo posto anche nell’eventualità che le cose non dovessero andare bene, con la possibilità di interrompere l’accoglienza in qualsiasi momento la famiglia ritenga opportuno, mediante il dialogo con i professionisti che il progetto prevede continuo a partire dalla candidatura.

Tutti i comuni della provincia di Ferrara possono inviare la propria candidatura dalla piattaforma www.progettovesta.com – sulla quale si trovano anche le informazioni relative. Assistenza legale, psicologica sarà garantita dallo staff di Vesta, che si occuperà anche dell’inserimento lavorativo della persona accolta.

Un “primo passo per coinvolgere la società civile ad avere un ruolo in una dinamica in cui finalmente può essere protagonista oltre alle istituzioni”, afferma De Los Rios, pensato per “non essere solo emergenziale – aggiunge il sindaco Tagliani – ma per agire sui problemi derivanti dall’integrazione, che lasciano ai margini della società persone che diventano poi prede di situazioni dannose per la stessa comunità”.

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