Economia e Lavoro
7 Ottobre 2017
La proposta per far diventare il Delta un’area pilota su scala internazionale per la tutela della biodiversità e del paesaggio

Un patto per il Delta del Po

di Redazione | 3 min

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A Ferrara è stata lanciata da 14 associazioni la proposta di un Patto territoriale e ambientale per il futuro del Delta del Po che lo faccia diventare un’area pilota su scala nazionale e internazionale per la tutela della biodiversità e del paesaggio, l’assetto idrogeologico e l’adattamento ai cambiamenti climatici, lo sviluppo sostenibile.
Un patto territoriale su 5 filoni di intervento: 1. tutela e gestione integrata e dinamica della biodiversità e del territorio, tenendo conto dell’adattamento ai cambiamenti climatici; 2. corretta e oculata gestione del bacino fluviale e della risorsa idrica, garantendo la naturalità del fiume e la qualità delle acque; 3. lotta contro i fenomeni di bracconaggio faunistico ed ittico; 4. adozione  delle scelte produttive e tecnologiche più innovative a minore impatto su suolo, acqua e aria; 5. coinvolgimento e motivazione delle comunità e degli operatori locali nella corretta e dinamica valorizzazione del patrimonio naturale locali e nella riconversione e ottimizzazione degli impianti industriali e dell’apparto produttivo e delle pratiche agricole, anche attraverso la promozione dell’agricoltura biologica e biodinamica.
E’ questa la proposta che emerge dal dibattito, che coinvolge 22 esponenti della comunità scientifica ed esperti locali, su “Il futuro del Delta del Po – Tutela della biodiversità  e del paesaggio, equilibrio idrogeologico e sviluppo sostenibile”.
Le associazioni chiedono una visione del futuro che superi gli attuali limiti: i parchi regionali veneto ed emiliano-romagnolo non riescono a garantire una tutela efficace di habitat e specie uniche per varietà in Italia; l’autorità di bacino del Po rileva che la qualità delle acque marino-costiere nel asso corso del fiume Po hanno una qualità ambientale non buona  e uno stato ecologico appena sufficiente; l’Ispra, istituto di ricerca del Ministero del’Ambiente, in un rapporto del 2016  indica il Delta come una delle aree del paese dove il bracconaggio è più intenso;  si attendono ancora progetti credibili di conversione economica ed ecologica della centrale termoelettrica Enel di Porto Tolle.“Bisogna stabilire delle priorità per azioni di salvaguardia – dichiara Stefano Mazzotti, direttore del Museo civico di Storia Naturale di Ferrara-  che esaltino l’unicità del Delta del Po, l’ambiente umido più importante d’Italia e tra i più rilevanti d’Europa, per garantire un’adeguata tutela di habitat caratteristici e particolarmente estesi quali i boschi costieri, i canneti, le paludi, le valli salmastre e di un’eccezionale varietà e abbondanza faunistica”.

“Il Delta del Po è un ambiente semi-naturale – osserva Carlo Magnani, direttore del Dipartimento Culture del progetto dello Iuav di Venezia -, che è stato plasmato nel tempo. Una grande macchina che merita un’accurata manutenzione per evitare che scompaia e progetti e idee innovative che ne esaltino le vocazioni evitando il degrado. Penso a come garantire la sopravvivenza dei sistemi di acqua dolce per rilanciare la risicoltura, al recupero e alla rigenerazione del patrimonio immobiliare abbandonato delle bonifiche per favorire un nuovo tipo di turismo. Penso anche alla creazione di un polo avanzato per la ricerca e la produzione di energie rinnovabili a Porto Tolle.

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