Argenta
6 Ottobre 2017
Primi testimoni nel processo a carico di Andrea Ricci sulle uscite ingiustificate da parte del consorzio

Crac Omniacom. Sulle spese extra niente conduce all’ex presidente

di Daniele Oppo | 2 min

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tribunale, la legge è uguale per tuttiArgenta. Era presidente, ma senza potere di firma. E sotto la sua presidenza venne avviata anche una revisione dei conti e, soprattutto, delle ingenti perdite del consorzio. È quanto emerso durante l’udienza di giovedì del processo a carico di Andrea Ricci, accusato per bancarotta del consorzio Omniacom.

Al centro, in realtà, c’è una somma relativamente piccola: circa 40mila degli oltre 70mila euro (su un crac da circa un milione) spesi dal consorzio per remunerare le prestazioni del professore universitario Paolo Frignani, per i quali però non sono mai state trovate “pezze d’appoggio”, ovvero i giustificativi per i pagamenti. Per la vicenda finirono sotto indagine  Marcello Giacomoantonio, ex amministratore delegato del consorzio (che ha patteggiato la pena) e l’ex vice presidente Marco Pedroni, assolto con rito abbreviato. Ricci, difeso dall’avvocato Eugenio Gallerani, ha invece deciso di difendersi con un processo ordinario e dimostrare le propria totale innocenza.

Il “tracollo” del consorzio, come lo ha definito la curatrice fallimentare (sentita come testimone) si era evidenziato nel 2008, ma per spese effettuate a partire dal 2003. In particolare spuntò fuori tra le voci di bilancio un conto per pagare in anticipo le forniture. Secondo la Gdf quello era un conto tramite il quale si pagavano prestazioni che non avevano però giustificazioni: come gli stipendi (circa mille euro mensili) per alcuni dipendenti in nero o per le prestazioni professionali. Tra queste anche i 77mila euro erogati dal 2003 al 2006 a favore di Frignani.

Secondo quel che è emerso in udienza Ricci, pur essendo divenuto presidente con l’ingresso del Comune di Argenta nel consorzio, pare avesse un potere molto limitato nella disposizione dei pagamenti, tant’è che per circa un anno da quando divenne presidente il potere di firma lo conservò Pedroni e, dal 2006, passò Giacomoantonio. Nel conto detenuto dal consorzio con Banca Sella Ricci non aveva alcun potere di firma. Una ex dipendente ha affermato esplicitamente che l’ex sindaco di Argenta si limitava a firmare gli atti ufficiali ma che si vedeva molto poco nella sede di Omniacom.

Peraltro, da quel conto sospetto, come ammesso anche dal luogotenente della guardia di finanza che seguì le indagini, non partì mai alcun pagamento a favore di Ricci. Sotto il suo mandato, invece, con la nomina di un nuovo ad (Primo Cerri), si arrivò proprio alla scoperta di tali spese fuori controllo, con la ricerca dei fornitori e le richieste di consegnare i giustificativi per fare una verifica contabile. Lo stesso Cerri ha affermato che Ricci fu molto collaborativo nel processo di riesame e risistemazione dei conti, mostrandosi molto sorpreso per quei pagamenti.  Si arrivò anche a una riduzione dell’indebitamento, ma il tracollo finale del consorzio fu inevitabile.

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