Politica
4 Settembre 2017
Opinioni contrastanti dei due politici ferraresi sulla reazione del segretario Pd alla protesta dell'Azzerata Carife

Bratti a Renzi: “Risposta fuori luogo”. E Marattin: “Ha fatto benissimo”

di Redazione | 4 min

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La risposta di Matteo Renzi all’Azzerata Carife non è piaciuta ad Alessandro Bratti, che per la prima volta si trova in disaccordo con il segretario del suo partito. Ma Renzi trova un suo difensore in un altro ferrarese del Pd, Luigi Marattin: “Ha fatto benissimo”.

I commenti all’episodio che ha creato scalpore a livello nazionale arrivano tutti dalle pagine del social Facebook, dove la notizia della protesta della risparmiatrice ferrarese alla Festa dell’Unità di Bologna (“Voi avete rubato. Voglio i miei soldi indietro”) e la risposta dell’ex premier (“Voi avete rubato lo dice a sua sorella”) ha rimbalzato un po’ ovunque e scatenato ogni sorta di commento.

Per il parlamentare ferrarese Bratti si è trattato di un “episodio spiacevole”: “Una signora di Ferrara che ho incontrato insieme ad una rappresentanza dei cosiddetti “azzerati” ha usato un espressione nei confronti del segretario del Pd sicuramente censurabile . La signora ha espresso un sentimento comune purtroppo molto diffuso. Nel mio ruolo di parlamentare decine di volte sono stato oggetto di tali epiteti. Sono arrivato a discutere animatamente anche in treno perché oggetto di offese e insulti vari. Ora non perché sono “politically correct”, ma semplicemente perché ho scelto di avere un ruolo pubblico e di rappresentare una comunità, non mi sono mai permesso di offendere nessuno ma ho sempre cercato di spiegare le mie ragioni. Credo che ieri la risposta a quella signora da parte del mio segretario che ho votato sia stata fuori luogo. Può capitare perché la tensione è alta. Forse si poteva rispondere in modo diverso esprimendo gli stessi concetti. Detto questo credo che ora lo sforzo di tutti sia di capire se c’è la possibilità di trovare una strada magari lunga magari parziale per poter dare un minimo di speranza alle migliaia di risparmiatori innocenti. Forse non ci si riuscirà ma provarci credo sia per noi doveroso”.

Parere opposto ha espresso Marattin, consigliere economico del governo, con il suo consueto stile tagliente: “Anch’io penso che Renzi non abbia fatto bene a rispondere in quel modo. Ha fatto, invece, benissimo. Perché? La politica è confronto continuo, ascolto di tutti (a cui segue però una decisione da parte chi ne ha la responsabilità) e rispetto delle ragioni del prossimo. Ma questo non può che avvenire all’interno di un perimetro (largo ma non infinito) di civiltà e democrazia. La signora in questione non è venuta – anche con la veemenza che sarebbe stata comprensibile – a porre le sue ragioni e ad esprimere la sua opinione, qualunque essa fosse. È venuta a dire a Renzi che è un ladro. Che ha compiuto, cioè, l’azione più infame e degradante che ci sia per un uomo pubblico. Un paio di mesi fa quella stessa innocente e pura vecchietta, era venuta a porre le sue argomentazioni anche da me: assieme ai suoi compari e a qualche studente perditempo, aveva fatto irruzione di prepotenza nel mio ufficio all’Università di Bologna e mi aveva portato un sacco pieno di merda (lei e i suoi compari furono semplicemente fortunati a non trovarmi, sennò avrei certamente fatto buon uso di quel regalo). Vorrei chiedervi: a che punto della storia abbiamo perso così tanta fiducia nella sacralità della politica e del dibattito pubblico da pensare che esso ricomprenda il confrontarsi con gente che adotta questi metodi? Quando, esattamente, abbiamo smesso di definire criminali (si, dare del ladro a qualcuno è un reato) e fasciste modalità del genere, e abbiamo dato loro diritto di cittadinanza nello spazio pubblico? Quando abbiamo smesso di capire che è proprio facendo così che legittimiamo e incoraggiamo l’ulteriore imbarbarimento del dibattito (salvo poi meravigliarci della violenza via web alla Boldrini e a molti altri)?”

Secondo Marattin “se sdoganiamo metodi del genere non stiamo facendo un buon servizio alla democrazia e alla qualità del nostro dibattito pubblico. E ben venga un politico che, anche su questo, ha il coraggio di non allinearsi alla lagna conformista e ipocrita del “politically correct a tutti i costi” e risponde a tono – pur invitandola a rimanere e a proseguire il dibattito con toni civili – ad una signora incivile e maleducata. Ben venga chi, se accusato di essere un ladro, risponde “a sor’t”. Perché l’accusa di rubare non è l’accusa di essere tifoso fiorentino: è un marchio di vergogna perenne, è l’ultimo stadio della degenerazione, è violenza senza precedenti. “A sor’ t, signo'”. Uno dei politici le cui parole sono state più importanti per la mia formazione è Luciano Violante. Una volta disse “la forza della politica è stabilire che ci sono alcuni punti oltre i quali non si compra e non si vende”. Nel dibattito pubblico italiano, questi punti li abbiamo superati da un pezzo. Forse è ora di reagire”.

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