Sport
28 Giugno 2017
"In serie A ci stiamo alla grande, la storia ci insegna che negli anni ’60 ha giocato tante partite contro gli squadroni"

Paolo Rossi e la sua Spal: “I cinque anni più belli della mia carriera”

di Redazione | 7 min

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Paolo Rossi, oggi, allena i giovanissimi dell’Asca Savignano e nonostante i medici, qualche anno fa, a causa di un gravissimo infortunio, gli abbiano sconsigliato di continuare a giocare, arrivando a prospettargli persino l’uso di una protesi, Paolo ha tenuto duro e gioca ancora oggi.

Nel 2014, ha giocato la sua ultima stagione da professionista nel Santarcangelo. Per sua fortuna ha conosciuto un bravo osteopata che gli ha permesso, gestendosi, di riprendere a giocare. Gioca centrocampista centrale, nel Domagnano, campionato dilettantistico del San Marino. Sicuramente il campionato sanmarinese non è come quello italiano, ma negli ultimi anni, il livello del campionato si sta alzando anche grazie al fatto che ogni squadra locale può tesserare sino a sei giocatori italiani.

Paolo Rossi, però, è conosciuto da tutti i ferraresi per il suo attaccamento alla maglia biancazzurra e per i tanti chilometri che ogni domenica percorreva. Il metronomo romagnolo, ha giocato a Ferrara per ben cinque anni (dal 2007 al 2012), lasciando Ferrara e la Spal a causa del fallimento della società e non certo per suo volere.

Sei riuscito a seguire la Spal durante l’anno?

“Sono venuto a Terni, ero in tribuna d’onore, seduto di fianco al presidente. Dopo il triplice fischio finale da parte dell’arbitro, ho provato un mix di emozioni e sensazioni difficili da descrivere. Ero venuto anche la settimana prima, in casa contro la Pro Vercelli ed ero tornato a casa avvilito. Mi sono detto, devo andare a Terni a tutti i costi. Ho fatto bene a venire. Sono venuto un altro paio di volte e molte altre partite le ho guardate in televisione.”

Com’è stato il tuo rapporto con la Spal e cosa ti porti dentro di Ferrara?

“Dal punto di vista sportivo quelli di Ferrara sono stati i cinque anni più belli della mia carriera, anche se purtroppo i risultati sportivi non sono arrivati. Non so se te lo ricordi ma quest’anno, a San Marino, un mio compagno di squadra era Agostinelli e spesso durante allenamento parlavamo della Spal e degli anni trascorsi a Ferrara. Anche se noi non abbiamo vissuto questi ultimi anni fantastici, quella maglia a righine, quello stadio e una tifoseria calda come quella ferrarese, sono difficili da trovare, non solo in altre piazze della Lega Pro ma anche in serie A e B. La Spal è come una malattia terminale. La Spal sentendo anche in giro, nel mondo calcistico, riveste un fascino particolare. E’ conosciuta su tutto lo stivale. Io e mia moglie, ritorniamo appena gli impegni ce lo permettono. Lei ha studiato a Ferrara ed entrambi abbiamo tanti amici in città. Ho un rapporto speciale con Ferrara. E’ una città bellissima. Ogni volta che torno, mi sento a casa. Quando torniamo, andiamo sempre alla “Città del Ragazzo” a trovare Nino e trascorrere del tempo con i ragazzi della comunità.”

Il tuo rammarico più grande legato a Ferrara?

“Un primo grande dispiacere è stata la sconfitta ai Play Off contro il Portogruaro nel 2008 e poi non aver mai ottenuto risultanti soddisfacenti come la Spal attuale. Il rammarico più grande resta comunque la stagione della retrocessione e contestuale fallimento (2012). Per me quella fu una un’estate emotivamente difficilissima, perché avevo visto polverizzati anni di sudore e lavoro, in pochissimi mesi. Avevo ancora due anni di contratto con la Spal e speravo di chiudere diversamente il mio rapporto con Ferrara. Inoltre mi rattristava leggere i nomi di alcuni fantomatici personaggi che manifestavano la volontà di acquistare la Spal per fini personali e non per il bene della squadra e città.”

Quella terribile estate si concluse con l’acquisizione della Spal da parte di Benasciutti. Te la ricordi?

“Sì, la ricordo bene perché una volta rimasto senza contratto, ho ricevuto diverse proposte da squadre di Lega Pro, e decisi di accettare quella del Santarcangelo. Un paio di giorni dopo che avevo detto sì alla squadra romagnola, mi chiamò Ranzani, domandandomi se avessi voluto far parte della “nuova” Spal in serie D. A malincuore gli risposi che avevo appena accettato la proposta del Santarcangelo, altrimenti ammetto che avrei accettato senza pensarci e sarei ritornato di corsa alla Spal anche in serie D.”

 Nel 2012 la Spal retrocedeva in serie D, oggi, è in serie A. L’avresti mai immaginato?

“Bella domanda. Se devo essere sincero, ho sempre seguito la Spal in questi anni e spesso sono venuto a vederla dal vivo anche quando militava in Lega Pro. In questi ultimi anni, quando salivo, si percepiva un’aria di cambiamento, sia allo stadio sia quando parlavi con le persone. Intuivi che qualcosa stava cambiando. Tutti i tifosi con cui ho mantenuto contatti a Ferrara, mi parlavano bene di Simone Colombarini. Dopo averlo conosciuto personalmente alla Città del Ragazzo, non posso che confermare. Prima di essere un bravo imprenditore, è un ragazzo umile e disponibile. La doppia scalata, invece, è qualcosa che va oltre l’inimmaginabile, anche se secondo me la Spal non ha nulla da invidiare a livello di piazza e tifoseria a tante squadre che in questi ultimi anni hanno preso parte al campionato di serie A. La Spal in serie A ci sta alla grande. L’anormalità era la Spal in Lega Pro. A molti tifosi ferraresi e non fa impressione leggere che l’anno prossimo al Mazza arriveranno la Juventus, l’Inter, il Milan e tante altre squadre, ma la storia ci insegna che negli anni ’60, la Spal ha giocato tante partite contro questi “squadroni”.”

Chi ti ha stupito in questa Spal che ha centrato la doppia promozione?

“Mi hanno colpito Lazzari che avevo affrontato in Lega Pro, Mora e i difensori Bonifazi e Vicari. Anche se, lasciamelo dire, il mio giocatore preferito, in assoluto è Schiattarella. Mi piace tantissimo.”

Torneresti volentieri in futuro come allenatore delle giovanili della Spal?

(ride) “Sono quattro anni che alleno i ragazzini del settore giovanile a Savignano dove mi trovo molto bene. E’ una realtà molto piccola ma credo si faccia calcio in maniera innovativa come piace a me. Abbiamo fatto l’affiliazione con la Spal. Qui a Savignano,inoltre, facciamo “calcio integrato” che è un’attività dove i ragazzi diversamente abili vengono inseriti in un contesto di settore giovanile e possono allenarsi e giocare insieme ai ragazzi normodotati. In futuro, chissà, mai dire mai. Ho talmente tanta riconoscenza e gratitudine verso Ferrara, che sarebbe difficile rifiutare un’eventuale chiamata della Spal, anche se devo ancora capire, cosa voglio realmente fare da grande.”

Come potrà implementare il suo vivaio e renderlo il serbatoio per la mia squadra?

“Informandomi in giro, anche dal punto di vista del settore giovanile, questa dirigenza si sta muovendo bene. Stanno aumentando il numero delle squadre, degli allenatori e degli osservatori in giro per l’Italia. Credo di poter affermare che il settore giovanile della Spal stia crescendo di pari passo con i progressi fatti dalla prima squadra. Sono venuto un paio di volte a visitare il Centro Sportivo in via Copparo e ho notato notevoli progressi. La strada intrapresa è quella giusta, bisogna continuare a seminare senza fermarsi, anche perché con i ragazzi giovani ci vuole pazienza e coraggio. Coraggio nel metterli in campo e farli sentire protagonisti. Condivido il pensiero del presidente Mattioli che in futuro vorrebbe dei ferraresi in prima squadra. Sarà difficilissimo ma sarebbe un’ulteriore motivo d’orgoglio per la società.”

Per concludere, hai un aneddoto legato al tuo periodo spallino?

“Sì, c’è una foto che guardo spesso. Si riferisce al periodo in cui dovevo rinnovare il contratto con la Spal e potevo anche andarmene perché avevo ricevuto diverse offerte. Lillo (storico tifoso della Curva che è venuto a mancare il 17 febbraio scorso), mi mandò una foto con scritto: “PAOLO ROSSI = SPAL”. Quella foto per me vale tanto, è carica di emozioni e ricordi. Mi ricorda i suoi saluti, i suoi sorrisi e i suoi tanti incoraggiamenti all’uscita dallo stadio. Ha un valore affettivo molto importante per me. Non mi vergogno a dire che a volte, guardandola mi capiti di commuovermi”.

Grazie Paolo, ti aspetto al Mazza e in futuro magari come allenatore di una squadra giovanile.

“Grazie a te. Non mancherò di venire al Mazza a vedere qualche partita e tifare Spal. Dimenticavo, ho un obiettivo, scovare un ragazzino, un talento per la Spal. Per me sarebbe una grandissima soddisfazione. Allenare e formare un bambino delle mie parti, che poi un giorno possa calpestare il manto erboso del Mazza, sarebbe molto bello”.

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