Attualità
12 Maggio 2017
L'ultima sentenza del Consiglio di Stato dà torto al titolare che dovrà demolire l'amato chiosco di viale IV Novembre

Siberiana, siamo al triste finale

di Redazione | 3 min

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La Siberiana lungo le mura di viale IV Novembre non ci può più stare. Lo stabilisce il Consiglio di Stato che, con una dettagliata sentenza, mette fine a un contenzioso ventennale tra il titolare, Francesco Malacarne, e il ministero dei beni culturali. Al centro della contesa, quel chiosco di bibite e gelati tanto amato dai ferraresi ma che si troverebbe in una zona vincolata dalla Soprintendenza.

Il rischio sfratto è diventato realtà. E il proprietario non riesce a contenere il dispiacere: “Spero che mi facciano finire l’anno qui prima di pagare a mie spese lo smantellamento della baracca – commenta Malacarne -. Buttare giù questa struttura sarà una coltellata al cuore. E’ come demolire 38 anni di lavoro, una vita dedicata ai nostri clienti affezionati, tra cui i comitati di zona che non vogliono che andiamo via perché il chiosco porta vita e rappresenta un presidio contro il degrado”.

E trasferirsi in un’altra zona, magari lontana dal degrado cittadino? Il nuovo regolamento comunale, infatti, prevede la possibilità di ricollocazione per le attività che non rispettano i limiti delle Belle Arti. “No, questo lavoro muore con noi – assicura il titolare -. Ho 65 anni e sono vicino alla pensione, come ho già detto in altre occasioni non ho più l’età o la forza per demolire un chiosco già esistente e reinvestire tutto in un nuovo locale. Io e mia moglie avremo preferito venderlo che abbatterlo, ma lo Stato non farà un passo indietro. Tocca a noi ritirarci”.

Insomma, siamo arrivati all’ultima spiaggia. “Aspettiamo la decisione definitiva della Soprintendenza, ma non credo che potrà darci una risposta diversa rispetto a una sentenza del Consiglio di Stato – nota Malacarne -. Non chiederò neanche i danni al Comune, anche se in torto per averci concesso di rimanere qui, perché non voglio infilarmi in un altro tunnel ventennale. E poi il Comune non sgancia una lira, anche la demolizione sarà a nostro carico”.

Nessun ricorso, quindi. Finisce qui la battaglia legale cominciata nel luglio del 1997, quando un decreto ministeriale intimò al titolare di rimuovere il chiosco, in quanto costruito “su area che non ammette edificazioni di sorta perché tutelata quale zona di rispetto delle mura”. Malacarne, assistito dall’avvocato Cataldo Mascoli, impugnò il decreto davanti al Tar. In sua difesa, l’esercente spiega come il chiosco non sia particolarmente impattante, perché “rimovibile in ogni momento” e che la struttura non sarebbe da considerarsi priva di autorizzazione dal momento ci sarebbe una “concessione edilizia del luglio 1982”.

Il tribunale amministrativo respinge comunque il ricorso. Il braccio di ferro prosegue quindi davanti al Consiglio di Stato. Nei giorni scorsi, la sesta sezione (presieduta da Ermanno de Francisco) spegne anche l’ultimo barlume di speranza per La Siberiana. “La costruzione – si legge nella sentenza – non può ritenersi non soggetta a vincolo” perché, anche se “realizzato non con strutture murarie, ma con materiali amovibili, riveste il carattere di costruzione non precaria quando sia destinato a soddisfare esigenze permanenti”. Esigenze che, secondo i giudici, vanno ricercate nel fatto che il chiosco è da anni sede di una attività commerciale.

“Ora vedremo che decisione prenderà la sovrintendenza – commenta l’avvocato Mascoli subito dopo aver letto la sentenza del Consiglio di Stato –. Speriamo possa passare il messaggio che ‘La Siberiana’ per Ferrara non è un semplice locale, ma un qualcosa di storico, che anche il ministro dei beni culturali, il ferrarese Dario Franceschini, conosce bene”.

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