di Cecilia Gallotta
‘Come va, deve andare’: è questo l’atteggiamento politico dei renziani che, agli sgoccioli del 30 aprile, hanno discusso di “Nuove Frontiere: Europa e politiche giovanili”, due temi “fortemente presi in mano” dall’ex premier e che, secondo il coordinatore Corradi, “erano stati l’humus di quella palude politica prima del suo arrivo”.
“Non parleremo di strategie di Mastricht” ironizza il sindaco Tagliani illustrando come il proprio approccio alle primarie sia di tipo culturale: se infatti una volta “l’appello all’identità e ai valori della sinistra andava bene, laddove si riusciva a dare una risposta complessivamente genuina, oggi tale appello è strumentale alla gestione di una fetta di potere. Il 30 aprile faremo una scelta tra chi declama i valori della sinistra in quanto tali e chi dice che non basta, perché oltre ai valori occorre vedere se e come è possibile applicarli”.
Che “definirsi di sinistra oggi non abbia più il senso di una volta” è una cosa su cui concorda anche il presidente della Regione Stefano Bonaccini, a cui ogni tanto viene da “rimpiangere Berlusconi date alcune cose che sento da Salvini o da Grillo”. Su questo versante, secondo il presidente, assistiamo a una dispersione in una società polverizzata da milioni di posti di lavoro perduti soprattutto dai giovani “che hanno attraversato l’Europa come mai dal’46”.
Se infatti in passato le generazioni precedenti sono sempre state sicure che “i loro figli avrebbero avuto di più e meglio – sostiene Bonaccini – questo, al di là di chi governa, porta una fiducia nelle istituzioni. Oggi c’è la dinamica inversa”. Di pari passo, anche l’Europa degli ultimi dieci anni “è un’Europa che sopprime – asserisce Tagliani – perché la Brexit non è altro che una posizione di principio di chi non si riconosce più in un modello; è l’inizio di una decomposizione dell’assetto costituzionale, una cosa che vediamo anche in Lombardia e Veneto, che stanno chiedendo sempre maggiori deleghe di carattere legislativo e giudiziario alle regioni”.
Un’Europa a cui Bonaccini augura la consegna di due importanti Stati, “insieme a Macron e ad una leadership meno debole di quella della Merkel”, e della quale Renzi “penso sia il primo che ne abbia concretamente parlato, nonostante la mia personale amicizia con Orlando ed Emiliano”. A fronte di questo, va verso un maggiore rispetto reciproco l’ultimo appello del presidente regionale, “perché chiunque vinca queste primarie deve essere il nostro segretario. Dobbiamo creare un campo largo, ed è questo di cui i giovani hanno bisogno, in cui alcuni valori tornino ad affermarsi ma con regole nuove, e soprattutto non dettate dalla burocrazia”.
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