di Cecilia Gallotta
“La chiusura dei ‘manicomi criminali’ è stato un grande salto di civiltà compiuto dal nostro Paese”, sostiene il consigliere comunale Leonardo Fiorentini, preoccupato, assieme ad altri cittadini ed esponenti della Società della Ragione Onlus, della loro concreta possibilità di ritorno.
Il testo di un comma del Disegno di Legge “Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all’ordinamento penitenziario”, approvato al Senato e ora in discussione alla Camera, prevede infatti il ripristino della vecchia normativa disponendo il ricovero dei detenuti nelle Residenze per le Misure di Sicurezza (Rems), le quali rischiano di tornare a tutti gli effetti gli originari Opg (Ospedali Psichiatrici Giudiziari).
“Si tratta di persone che hanno commesso reati – puntualizza il Garante dei Detenuti della Regione Emilia-Romagna Marcello Marighelli, ricordando le immagini di degrado e disperazione in cui versavano i cosiddetti ‘internati’, portate alla luce dalla Commissione parlamentare presieduta dal senatore Marino – ma in condizioni giudizialmente riconosciute come infermità mentale. Pochi giorni fa ho fatto visita alla Rems di Bologna – racconta Marighelli – una struttura luminosa, con giardino, dotata di camere singole e doppie, ma soprattutto con molti spazi per la condivisione e la socialità”.
Dopo la chiusura dell’Opg di Reggio-Emilia, Bologna e Parma hanno assistito infatti all’apertura rispettivamente delle Rems “Casa degli Svizzeri” (di cui sopra) e “Casale”, con 14 posti letto la prima, e 10 la seconda, ospitando dal 2015 ad oggi 49 persone, di cui 25 dimesse. Una dimostrazione del fatto che “le persone possono essere curate e riabilitate, e che neanche chi ha un disturbo forte è perduto”, grazie ad una struttura che “non vede sbarre alle finestre, ma che alla custodia provvede tramite un gruppo di professionisti, lavorando sulla riabilitazione interna ma anche sull’accompagnamento fuori”.
Delle 30 Rems attualmente in Italia, su 950 ingressi ci sono 415 dimissioni, un risultato che potrebbe essere vanificato assieme a “quello raggiunto dopo la legge Basaglia – afferma l’ex commissario straordinario per la chiusura degli Opg Franco Corleone – con cui l’Italia si poneva all’avanguardia dell’Europa e del mondo”. Un risultato che però vede ancora qualche contraddizione in termini, perché ogni Rems ha il suo regolamento, a cui però fa capo quello “ancora penitenziario dei tempi del cosiddetto ‘ergastolo bianco’”.
Un chiaro segno di “schizofrenia delle legislature – le chiama la consigliera comunale Ilaria Baraldi, dopo aver effettuato la sua giornata di sciopero del digiuno – che necessitano di essere sanate. Un aspetto positivo in questi termini è la costituzione del coordinamento “dal basso” da parte dei responsabili di ogni Rems, che verrà ufficializzato il 18 maggio a Bologna in un convegno scientifico, utile affinchè “le Rems non siano chiuse in sè stesse ma trovino fra loro uno scambio – asserisce Corleone – e affinchè aiutino la salute mentale del Paese”.
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