Cronaca
24 Marzo 2017
Le rivelazioni tutte da verificare del pentito Nunzio Perrella alla trasmissione Nemo

L’ex camorrista: “A Ca’ Leona portavamo i rifiuti dalla Lombardia”

di Redazione | 3 min

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Parla e respinge ogni accusa il 49enne ferrarese finito a processo per adescamento di minore, pornografia minorile e corruzione di minorenne, dopo che tra febbraio e novembre 2018 - secondo la Procura - avrebbe adescato una ragazzina di 14 anni, compagna di scuola di sua figlia, prima inviandole foto dei suoi genitali e poi inducendola a fare altrettanto, attraverso lusinghe e regali - come ricariche telefoniche - per provare a ottenere in cambio la sua fiducia

L’attesa per le grandi rivelazioni dell’ex imprenditore della Camorra Nunzio Perrella sui rifiuti pericolosi illecitamente stoccati nel sottosuolo di Ferrara si è rivelata alquanto deludente. L’anteprima rilasciata mercoledì della puntata di Nemo – andata in onda su Rai Due la sera di giovedì – conteneva già tutto quanto: affermazioni generali, sicuramente inquietanti ma, almeno da ciò che si è visto nel servizio, molto poco circostanziate riguardo alla sua attività nel Ferrarese.

Di fatto, quanto Perrella diceva nell’anteprime è rimasto il punto forte: “Tutti i tipi di rifiuti che da Napoli si sono portati prima a Brescia e poi finito a Brescia si è cominciato con Ferrara, a riempire fino all’osso pure Ferrara”.

Il pentito – a cui è stata revocata la protezione da collaboratore di giustizia e che ha scritto un libro sulla sua attività di imprenditore dei rifiuti, pubblicizzato durante il servizio – ha fatto intendere di aver svolto la sua attività nelle discariche autorizzate: “Sono tutte discariche comunali”, ha detto durante il tour in cui ha accompagnato il giornalista Nello Trocchia nelle vecchie discariche del Ferrarese, alcune delle quali ancora colme di rifiuti.

I siti visitati sono quelli, ben noti, della ex discarica di Ca’ Leona – “la più grossa discarica che ha ricevuto rifiuti dalla Lombardia, si veniva anche fuori orario” – all’ex Orbit di Vigarano, sorta a seguito dell’incendio del capannone dell’azienda negli anni Novanta: “Negli anni successivi stoccate altre migliaia di tonnellate di scarti, si pagava normale, erano autorizzati per rifiuti normali ma ci andavano tossici e speciali”, ha affermato.

“Le costruzioni che vede sono fatte sulla munnezza, sono tutti rifiuti vivi”, ha detto di passaggio nella zona del Quadrante Est, per poi fermarsi in un campo e scavare con una pala, tirando su alcuni rifiuti dagli strati più superficiali: “Questi sono tutti rifiuti inerti. Ancora oggi basta scavare per trovare rifiuti: tappeto stradale, plastica, fango mischiato, eternit, Tessuto non tessuto, sintetico. Scaricano ancora”.

Difficile capire da un servizio durato dieci minuti scarsi se Perrella dica il vero o meno sulle sue attività illecite nel Ferrarese (e nel Bresciano, oggetto di un altro servizio andato in onda a novembre, da cui è nata un’indagine), dove abita; e il perché gli sia tornata la memoria solo a cavallo tra 2016 e 2017, in tempo per l’uscita del libro scritto con il giornalista Paolo Coltro, proprio sul traffico di rifiuti in Italia. Di sicuro ha fatto intendere bene quanto gli convenisse l’attività di imprenditore camorrista: “Facevo traffico di cocaina internazionale, tutti i mesi 54 chilogrammi. Quando sono entrato nei rifiuti guadagnavo molto di più senza rischiare niente”.

Durante la trasmissione sono apparsi anche volti noti a Ferrara nella battaglia contro le discariche e le attività inquinati e che hanno contattato la trasmissione per indicare i luoghi critici del territorio: l’ex vigile urbano Stefano Bulzoni, Vanna Ruggeri e Vittorio Galetti, ex dipendente dell’Amiu.

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