Politica
21 Marzo 2017
Il supermercato vuole allargare la superficie di vendita ma le normative urbanistiche lo impediscono

Divieto di ampliamento per l’Interspar

di Elisa Fornasini | 4 min

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Imu, commercio, fine vita, partecipazione civica, mafia. Sono tanti e disparati i temi trattati nell’ultimo consiglio comunale di Ferrara. La seduta ha visto un lungo dibattito sul nuovo “regolamento comunale per la partecipazione nel governo e nella cura dei beni comuni”, ma anche sul testamento biologico e sul divieto per un’attività commerciale di espandersi in città.

Stiamo parlando del supermercato Interspar di via Pomposa che, dopo aver modificato la viabilità con una nuova rotonda, era pronto ad ampliare gli spazi di vendita di ulteriori 628 mq. La proposta, che richiedeva una variante al Pua (Piani Urbanistici Attuativi) e al Poc (Piano Operativo Comunale), ha ricevuto il diniego della giunta proprio a causa della normativa definita “troppo rigida” dall’opposizione.

L’incremento di superficie, che porterebbe gli attuali 2500 mq a 3128 mq, determinerebbe il passaggio del supermarket da medio-grande a grande struttura di vendita e, per un cavillo urbanistico, questo non è possibile perché il Psc (Piano Strutturale Comunale) non prevedere questo tipo di ‘maxi’ attività commerciale nell’area. Insomma, l’Interspar ha già raggiunto la superficie massima insediabile e deve abbandonare i sogni di gloria.

La richiesta non può essere autorizzata “per via di norme sovraordinate” ma l’assessore Roberta Fusari annuncia che “ci doteremo di uno strumento che possa consentire un ampliamento del 20% per le strutture già insediate, sperando che la legge regionale apra più margini per gli accordi pubblici-privati”.

La questione lascia a dir poco perplessa l’opposizione a partire da Vittorio Anselmi (FI) che capisce le “maglie rigide della normativa” ma non i motivi “che vanno contro i legittimi interessi di un imprenditore che ha dato molto alla collettività”. Le limitazioni, però, sono state messe per un motivo: “Evitare favori alle strutture della grande distribuzione alimentare – sottolinea Leonardo Fiorentini (Si) per contrastare la liberalizzazione selvaggia e non mettere in difficoltà il venditore al dettaglio”. La delibera non convince: il diniego viene approvato con i soli voti a favore di Pd e Si (contrari Fi e Ln; astenuti M5S, FdI e Fc).

La discussione, aperta con l’approvazione della determinazione delle imposte Iuc – Tasi 2017 (che vede la conferma delle aliquote 2016) e dei valori venali per le aree fabbricabili (la cui revisione comporterà un calo dell’Imu), è entrata nel vivo con il “regolamento comunale per la partecipazione nel governo e nella cura dei beni comuni” e delle relative “linee guida operative per i primi due anni di sperimentazione (2017 2019)”, redatti nel contesto del percorso partecipativo Ferrara mia, persone e luoghi non comuni.

“Siamo la prima città in Italia che si sta dotando di un regolamento dei beni comuni costituto dal basso, insieme ai cittadini” annuncia in pompa magna l’assessore Fusari, soddisfatta di questo “percorso cominciato due anni fa e che continua oggi con l’Officina dei Saperi”. Un progetto condiviso a metà dal M5S che, pur favorevole al rafforzamento delle pratiche partecipative, vede nel regolamento un “apparato burocratico pesante che limita la spontaneità dei cittadini”.

L’iniziativa, che pone come interlocutore l’Urban Center, viene osannato da Ilaria Baraldi (Pd) che parla di un “passaggio storico e rivoluzionario per questa amministrazione che rafforza i legami tra persone e apre nuove strade” per poi incappare nella diffidenza di Anselmi, “malevole nei confronti di questo strumento di controllo e di imposizione da parte dell’amministrazione”. Oltre alla Lega, la delibera riceve il voto contrario di Francesco Rendine di Gol (“tanto l’amministrazione come un mulo col paraocchi tira avanti per la sua strada…”), l’astensione di M5S, FdI e FI e il voto favorevole di Pd, Si e Fc.

Se l’ordine del giorno di adesione all’appello al Parlamento e al Governo per l’approvazione di leggi per rafforzare la prevenzione e il contrasto alle mafie e alla corruzione presentato da Maresca (Pd) è passato quasi all’unanimità (con due voti di astensione del gruppo Fc e di Zardi-FI), il consiglio si divide per la proposta di legge sulle disposizioni anticipate di trattamento sostenuta da Leonardo Fiorentini.

“La proposta di legge è arrivata alla discussione della Camera, ma in questo Paese manca una legislazione chiara su come affrontare il tema di fine vita, una possibilità che va regolamentata non solo quando ci sono i casi eclatanti del dj Fabo” spiega Fiorentini che chiede alla giunta di “dare maggiore visibilità e informazione ai cittadini rispetto alla possibilità di depositare presso il Comune il Registro dei Testamenti Biologici”.

Un tema delicato su cui maggioranza e opposizione si muovono con discrezione. Il grande limite dell’eutanasia, secondo Merli, è che “se ne parla solo quando la tragedia e sofferenza sono messe in modo violento davanti agli occhi, mentre le 3200 persone che versano in stato vegetativo in Italia non fanno rumore”. Merli in quei panni non vorrebbe ‘vivere’, mentre Simone arriva a citare il teologo Vito Mancuso per parlare del rispetto della vita biologica e spirituale che va oltre la religione.

Visto che l’argomento, più di tutti gli altri, varia a seconda della sensibilità personale, nel momento del voto si sono visti anche ‘distaccamenti’ di singoli consiglieri rispetto alla linea del partito. L’odg è stato approvato con i voti a favore di Pd, Si FC, M5S, consiglieri Anselmi e Peruffo-FI (1 voto contrario del gruppo Gol; 5 voti di astensione dei gruppi FdI e Lega nord, consiglieri Maresca e Talmelli-PD e consigliere Fornasini-FI).

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