Attualità
17 Marzo 2017
Con il braccialetto elettronico non potrà uscire dall'abitazione, neanche in giardino

Un anno ai domiciliari per l’aggressore di via Rambaldi

di Redazione | 3 min

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(foto di archivio)

Carlo Dedoni, l’aggressore di via Rambaldi che ha massacrato di botte il suo vicino di casa, ha patteggiato la pena di un anno agli arresti domiciliari nella sua abitazione, adiacente a quella della vittima. Una misura cautelare da scontare con il braccialetto elettronico per fare in modo che l’arrestato non esca mai di casa, neanche per recarsi in giardino. Altrimenti rischia la denuncia per evasione e di conseguenza il trasferimento in carcere.

Il processo per direttissima si è tenuto questa mattina al tribunale di Ferrara, all’indomani del pestaggio a sangue subito dal 61enne Gian Roberto Luzi, ricoverato nel reparto di medicina d’urgenza dell’ospedale di Cona con traumi, escoriazioni varie e multipli ematomi sul viso e sul corpo. La prognosi parla di 25 giorni per guarire dalle ferite ma l’incubo in cui è caduta la famiglia Luzi dura da tanto, troppo tempo. L’attacco violento di giovedì sera è solo il culmine di una storia di liti, persecuzioni, minacce, violenze, offese, atti osceni, disturbo della quiete pubblica, maltrattamenti sugli animali che si protrae da anni.

Dedoni, difeso dall’avvocato d’ufficio Giovani Sorgato, è stato arrestato e poi condannato per il reato di lesioni personali gravi. In aula, durante l’udienza davanti al pm Stefano Antinori, c’era anche la moglie della vittima, Maria Rita Volpi, assistita dall’avvocato Patrizia Micai. Ma il percorso giudiziario non è destinato a finire qui.

“La sentenza disposta dal giudice Sandra Lepore è formalmente corretta – spiega Micai – perché per questo tipo di reato non è prevista la detenzione in carcere. Però va verificata la compatibilità della permanenza ai domiciliari perché i vicini sono impauriti e non è giusto che continuino ad avere accanto il motivo di tutta questa paura. Per questo già da lunedì solleciteremo il sostituto procuratore Patrizia Castaldini a procedere per il reato di stalking di quartiere per aggravare la misura cautelare e chiedere un provvedimento in carcere”.

Dello stesso parere è Nicola Lodi, responsabile sicurezza e immigrazione della Lega Nord: “Un anno da scontare agli arresti domiciliari è un’ulteriore condanna per la famiglia Luzi – commenta l’esponente del Carroccio -. Condanna perché la maggior parte delle violenze arrivano proprio dalla casa confinante, solo due metri li separano dal terrore. Due metri dai quali durante le notti estive con finestre aperte volano minacce di morte e schiamazzi. Sono certo che la vicenda prenderà una brutta piega perché il Dedoni è un violento, un istigatore, uno senza scrupoli che farà altro contro il signor Luzi. Bisogna che gli arresti domiciliari vengano scontati presso una struttura educativa, o un parente, oppure presso un centro di accoglienza, lontano da quella abitazione. Non vogliamo più assistere a pericolose aggressioni e minacce fino a che non si concluderanno i diversi procedimenti giudiziari a carico del Dedoni. Saremo a fianco della famiglia Luzi e se necessario aiuteremo in qualsiasi misura la famiglia ormai allo stremo delle forze”.

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