di Cecilia Gallotta
Dopo una mattinata di letture, considerazioni, balli e grida ‘ai diritti’, il pomeriggio dell’8 marzo richiama l’attenzione alla donna con uno stile ben diverso. Al centro dell’organizzazione pomeridiana c’è infatti “Sfertility”, un ironico gioco dell’oca di 40 caselle, sistemato sulle pietre di piazza Trento Trieste e aperto a tutta la cittadinanza.
Su ogni casella, una provocatoria affermazione sulla visione della donna imposta dalla società: “Non vedi l’ora di fare un figlio per potergli comprare vestiti firmati? Bene, avanza di una casella” oppure “Hai 30 anni e ancora niente carriera né famiglia. Fermati un giro”. Un insolito spirito che ha pian piano catturato le fila di persone curiose di tirare i dadi, non meno dei bambini, più perplessi sull’effettivo significato del ‘gioco’.
Mentre il ‘concorrente di turno’ si divertiva a vedere se capitava ‘single’ o ‘incinta’, un banchetto divulgativo si è occupato della distribuzione di opuscoli informativi, soprattutto riguardanti la Convenzione di Istanbul contro ogni forma di violenza maschile sulle donne, “da quella psicologica a quella perpetrata sul web e sui social – come gridano al megafono le ragazze artefici di Sferility – fino alle molestie sessuali sul lavoro. Pretendiamo che le donne abbiano rapidamente accesso alla giustizia, con misure di protezione immediata per tutte, con e senza figli, cittadine o straniere. Vogliamo l’affidamento esclusivo alla madre quando il padre usa violenza, e vogliamo operatori e operatrici del diritto formati perché le donne non siano rivittimizzate”.
Con la chiamata a raccolta della città, tutti i passanti sono stati invitati a scrivere un’affermazione su un cartoncino che si ispirasse agli slogan della manifestazione, successivamente appeso alle tre matrioske di cartone, simbolo della giornata. Un angolo ‘tutto nero e fucsia’, a richiamo dei colori della manifestazione di Roma dello scorso 26 novembre “Non una di meno”, a cui l’intero programma di mobilitazione di quest’anno si ispira.
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