Bondeno. A processo per minaccia aggravata e custodia impropria di una pistola. Così il pastore di transumanza Massimo Freddi, che con le sue pecore sulle mura ha fatto fare sogni bucolici a metà Ferrara, si trova oggi alla sbarra.
Ad avercelo portato è un suo collega, un altro pastore, Alessandro Sechi, originario della provincia di Nuoro, in Sardegna, dopo un fatto che non appare, a dire il vero, del tutto chiaro, avvenuto il 27 febbraio 2015 a Ospitale di Bondeno. Sechi – da quel che è emerso nella prima udienza – sarebbe intervenuto a seguito di una telefonata che lo avvisava che un camion stava scaricando delle pecore vicino al suo ovile, una stalla sociale che il Comune gli aveva concesso per mettere in sicurezza il gregge dopo le infauste piogge del periodo.
Arrivato sul posto avrebbe trovato Freddi a bordo di un fuoristrada che – questa è la sua versione – lo avrebbe invitato ad allontanarsi, minacciandolo con una pistola e dicendogli “vai via, se no finisce male”. Dopo la segnalazione, intervengono i carabinieri di Burana, che vanno a casa di Freddi, ma non lo trovano: c’è invece una pistola, tenuta dentro una scatola, posata su un tavolo nel fienile, in un modo non consentito dalla legge che vale una denuncia, risolta però con un oblazione da parte del pastore.
Le versioni dell’accusatore sono però un po’ contraddittorie: prima ha affermato davanti al giudice Vartan Giacomelli che temeva un furto di bestiame, poi – dopo che gli è stato ricordato che aveva detto che qualcuno stava scaricando le pecore – che temeva che qualcuno stesse portando da lui delle pecore rubate.
Se ne capirà forse di più alla prossima udienza, fissata per metà marzo.
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