Attualità
21 Dicembre 2016
Alvisi (Asp): "Non si tratta di essere buoni o cattivi ma di avere buonsenso ed etica perché quando si indossa la fascia tricolore si risponde alla Costituzione"

Profughi anche nei comuni contrari

di Elisa Fornasini | 3 min

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Il prefetto Michele Tortora e la presidente Asp Angela Alvisi

Il prefetto Michele Tortora e la presidente Asp Angela Alvisi

Profughi che continuano a sbarcare sulle nostre coste, nessun tetto limite al numero di arrivi, saturazione degli spazi di accoglienza, Comuni che non fanno ancora la propria parte, ritardi nei pagamenti con la conseguenza che un centinaio di dipendenti di alcune associazioni non riceveranno lo stipendio.

E’ il quadro dell’accoglienza sul territorio ferrarese tracciato dal prefetto Michele Tortora in occasione della sottoscrizione del rinnovo della convenzione tra prefettura e Asp per la gestione dei richiedenti asilo in provincia fino al 31 dicembre 2017. Un quadro che desta “motivi di preoccupazione” soprattutto per la mancanza di ulteriori strutture disponibili.

Il prefetto: “Se alcuni comuni rifiutano
l’accoglienza si rischiano tensioni sociali”

Attualmente la provincia di Ferrara ospita 1119 migranti (870 nell’ambito di Mare Nostrum e Triton, gli altri 149 nell’ambito dello Sprar) in 60 alloggi (la maggior parte, ben 40, in appartamenti messi a disposizione dai privati). Ci sono però 7 Comuni che, nonostante i ripetuti appelli, non hanno ancora aperto le porte all’accoglienza.

“Non c’è nessuna possibilità di stabilire il numero di arrivi, determinato dal numero degli sbarchi che continuano anche in inverno, ma l’obiettivo rimane quello di trovare nuove strutture di accoglienza sul territorio e raggiungere un equilibrio per l’equa distribuzione del carico dei profughi tra i diversi Comuni – ribadisce il prefetto -. L’accoglienza, seppur difficile, non ha creato gravi problemi di convivenza rispetto al tessuto sociale ma se alcuni Comuni continueranno a non fare la propria parte, facendo prevalere gli egoismi al buonsenso, ho paura che ci saranno maggiori tensioni sociali“.

La equa ripartizione si farà, volente o nolente. Lo stabilisce l’articolo 8 della convenzione, dove viene sancito che “l’apertura di nuovi insediamenti per l’accoglienza verrà in linea di massima concertata e comunque comunicata dal prefetto ai sindaci dei territori interessati”. Insomma, “si proverà a concertare ma poi si deciderà comunque; le strutture verranno aperte anche nei Comuni che negano il consenso” sottolinea la presidente Asp Angela Alvisi.

Si stanno valutando strutture private sfitte (“con relativo contratto di locazione, non esiste la requisizione”) e anche pubbliche, “considerando l’idea di ristrutturare quelle inagibili”. Ma c’è il rischio di una Gorino-bis? “Non si tratta di essere buoni o cattivi ma di avere buonsenso ed etica perché quando si indossa la fascia tricolore si risponde alla Costituzione – si sfoga Alvisi -. Le barricate fanno ridere, bisogna chiedersi come ci si comporterebbe se abitassimo davanti al mare. Se ributteremmo a mare le persone che rischiano di annegare”.

Alvisi:Ci si arricchisce di esperienza dal lato
umano, sicuramente non di soldi

Per strutturare la gestione, verrà costituito un tavolo di coordinamento composto da prefettura, questura, Asp, Comuni della Provincia o soggetti da loro delegati, anche nell’ambito dei Comitati di Distretto. “E’ una pratica già in essere che va formalizzata – specifica Alvisi – auspicando la maggior partecipazione dei sindaci e la valutazione sull’impatto dell’accoglienza a livello di macroaree come i distretti”.

Capitolo risorse. Il 30 marzo scade l’appalto vinto dal’Ati (composta da 13 soggetti di cui la cooperativa Camelot è capofila) e Asp sta preparando un nuovo bando da 19 milioni di euro per affidare il servizio di accoglienza di circa 1500 cittadini stranieri ipotizzati. “Alla gara speriamo di avere più soggetti perché la concorrenza è uno stimolo” rivela Alvisi, tacciando però qualsiasi possibilità del tanto decantato “business dell’immigrazione”.

Siamo in ritardo nei pagamenti, non paghiamo le strutture da ormai sei mesi perché da luglio non arrivano i fondi del ministero – rivela la presidente Asp -. E’ un problema molto serio perché alcune associazioni non riusciranno a pagare i loro dipendenti, circa un centinaio, per il mese di dicembre. Invieremo una lettera alle banche per chiedere di anticipare le somme garantite dal ministero ma è un grande dispiacere vedere persone che stanno lavorando e non ricevono lo stipendio, a proposito di chi sostiene che ci si arricchisce con questo lavoro. Ci si arricchisce di esperienza dal lato umano, sicuramente non di soldi“.

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