Attualità
24 Luglio 2016
Serata informativa con gli esperti di Orizzonti di riflessione

Come diventare un ferrarese pellegrino

di Redazione | 5 min

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indexdi Silvia Malacarne

“Viaggiare non è soltanto la scoperta di un mondo, ma la scoperta della vita stessa”: in questa breve frase è racchiuso il senso profondo di “Orizzonti di riflessione” che ogni anno propone cammini, viaggi accessibili e pellegrinaggi a chiunque voglia lanciarsi in un’esperienza diversa.

Venerdì 22 luglio, presso la sede Ascom Confcommercio di Ferrara (via Baruffaldi 14/18) si è tenuta una serata per conoscere le varie vie di pellegrinaggio che attraversano l’Europa.

I percorsi sono tanti: il Cammino di Santiago di Compostela, che è sicuramente il più conosciuto, il percorso Francese, il Portoghese, l’Inglese, il percorso del Nord, quello Primitivo, il cammino de La Plata, e tanti altri ancora.

Negli anni la partecipazioni a queste “esperienze di vita” è notevolmente aumentata: nel 2013 vi hanno preso parte 215.818 pellegrini, nel 2014, 237.886 e 262.458 nel 2015.

“I più scelgono di fare i percorsi a piedi, ma sono percorribili anche in bicicletta, a cavallo o in handbike (un particolare tipo di bicicletta che si muove tramite delle manovelle messe in moto grazie alle braccia umane, ndr) – spiega Donatella Segarizzi, professionista esperta nell’organizzazione di cammini in tutta Europa –. L’idea è che questi cammini debbano poter essere accessibili a chiunque”.

Segarizzi sottolinea inoltre che gli italiani sono, dopo gli spagnoli, tra i maggiori frequentatori, che vi si recano durante tutto l’anno e che i partecipanti sono soprattutto donne. “Abbiamo riscontrato che molta gente ha questi viaggi come sogni nel cassetto; – spiega l’esperta – molti hanno paura, non si fidano o pensano di non farcela e, per questo, esitano a partire. Abbiamo così fatto alcune scelte di comodità per quel che riguarda il trasporto e gli alloggi. Per Santiago partiamo solitamente ad ottobre e ci raccomandiamo sempre di allenarsi almeno qualche mese prima di partire. Il terzo giorno è sempre il più critico: le prime decine di chilometri percorsi iniziano a farsi sentire e il corpo è stanco, ma dal quinto giorno in poi si inizia a sentirsi davvero allenati e la voglia di fermarsi o tornare indietro spariscono”.

index2Durante questi viaggi è possibile prendere il cosiddetto “Passaporto del Pellegrino” dove ogni timbro attesta il passaggio per una diversa tappa: “E’ un “documento” a cui tengo molto, un ricordo da preservare con cura; anche se ho ripercorso gli stessi pellegrinaggi più volte, l’esperienza della prima, quando ricevi il timbro, è unica e insostituibile” afferma Segarizzi con emozione.

Anche in Italia vi sono cammini meravigliosi, da poco “scoperti”. Il primo è la Via di Francesco che parte da La Verna e arriva a Roma; il secondo la Via di San Benedetto, da Norcia a Monteccassino.

L’anno scorso inoltre è stata inaugurata la Via Romea-Germanica di 2300 chilometri e 46 tappe di cui una passa proprio per Ferrara.

Le motivazioni per intraprendere tali cammini sono tante e diverse fra loro: dai motivi religiosi/spirituali, a quelli culturali, enogastronomici, sportivi, fino al voler fare una semplice vacanza. Ma la motivazione forse più forte che accomuna i più è la sfida con se stessi. Per Pietro Scidurio, camminatore in carrozzina, autore di “Santiago per Tutti” e fondatore di Free Wheels Onlus, che partecipa alla serata via Skype, i percorsi sono un “momento per rallentare” dalla vita sempre più frenetica che conduciamo: “Ho intrapreso questa strada perché non accettavo la mia disabilità. Non sapevo ancora molto del Cammino, ma tutti mi dicevano che non era accessibile e che non avrei potuto farlo. Sono però una persona molto testarda e l’ho presa come una sfida: ho riscontrato che già il 50% del percorso era in realtà accessibile e, grazie ad una equipe di 8 persone, abbiamo trascorso 80 giorni sul luogo per realizzare questa Guida, tornando indietro anche di cinque chilometri quando ci trovavamo davanti ad una barriera architettonica che costituiva per noi un ostacolo e cercando così una strada alternativa. Ricordo ancora la prima mail ricevuta da una ragazza il cui marito è malato di SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica ndr.) che mi ha ringraziato perché finalmente avrebbero potuto andare a Santiago insieme. Mi piace pensare che non sia solo una guida, ma un vero e proprio modello di lavoro, sempre migliorabile”.

Alla serata è presente Roberto Vitali, presidente di “Village for all” che dal 1992 si occupa di Turismo Accessibile: “Siamo noi a stabilire i nostri limiti e, troppo spesso, ascoltiamo quelli che ci attribuiscono gli altri. Dietro ad un impedimento fisico come il mio e quello di Pietro possono nascondersi le motivazioni più diverse per intraprendere questi cammini, ma credo che la cosa più importante sia parlarne e dire che qualcuno con impedimenti simili ai tuoi lo ha già fatto e ci è riuscito”.

I chilometri da percorrere sono tanti, i dislivelli anche, ma i paesaggi e l’esperienza in se ne valgono la pena. Dalle parole dei relatori si diffonde nell’aria un’emozione palpabile che invoglia a partire.

“Alla fine di ogni cammino ci piace condividere con le persone che abbiamo accompagnato le loro esperienze, le sensazioni e le emozioni vissute – racconta Donatella –. Entri in intimità con persone diverse che spesso intraprendono questi viaggi come “ultimo viaggio”. Ho accompagnato una signora, un’amica che stava realizzando il suo sogno; ogni sera prima di dormire le chiedevo se si sentiva bene e mi rispondeva “domani starò meglio”: l’anno scorso ho portato le sue ceneri, ma prima che la malattia la portasse via lei ha realizzato il suo sogno nel cassetto. Sono esperienze forti, ad alcune persone cambiano la vita e a tutti regalano, ogni volta, ricordi indelebili”.

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