Attualità
24 Giugno 2016
Spunti di riflessioni con un'analisi del radicalismo in Siria e Iraq

Emergency Days. La propaganda e lo Stato Islamico

di Redazione | 3 min

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25Aprile. “La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”

“La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che auguro a voi di non sentire mai”. 

È con le parole di Piero Calamandrei – tra i padri fondatori della Costituzione – che il sindaco Alan Fabbri apre il suo intervento durante la celebrazione del 25 aprile, dopo l’alzabandiera e il picchetto d’onore. 

Cau, tutti le informazioni per l’assistenza nei giorni festivi

In occasione di due settimane in cui si stanno susseguendo numerosi giorni festivi, le Aziende Sanitarie ricordano gli orari di attivazione del servizio di Continuità Assistenziale per la cura e assistenza alla cittadinanza nei momenti in cui non sono presenti i medici di medicina generale

20160623_191546di Mattia Vallieri

“Tante persone hanno deciso di unirsi all’Isis perché non vedono nessuna possibilità, sono allo sbando e lo Stato Islamico mostra l’unica via di riscossa identitaria per paesi che sono stati massacrati dalle nostre scelte di guerra”. Non usa mezze parole Enrico Vigna, giornalista e saggista, all’incontro pubblico dal titolo ‘Uno sguardo sul radicalismo’, proposto alla seconda giornata degli Emergency Days, per spiegare cosa rappresenta l’Isis per alcune persone che vivono in zone come Siria ed Iraq.

“La gente chiede ‘cosa siete venuti a fare qua?’ In Medio Oriente abbiamo seminato vento e raccogliamo tempesta e la guerra non lascia solo rovine per cui ci vorranno anni per rimediare, ma soprattutto strascichi che durano decenni nella popolazione” continua nel suo intervento Vigna ricordando in prima persona la guerra in ex Jugoslavia e lanciando un allarme molto potente: “In Ucraina ci sono 350 combattenti Jihadisti che hanno passaporto ucraino che potrebbero arrivare tranquillamente a Roma o Berlino e noi stiamo a preoccuparci dei barconi e la stessa Bosnia ed il Kosovo rappresentano una culla dell’Isis”.

Ad introdurre e moderare il dibattito è stata la giornalista Laura Silvia Battaglia che ha ricordato come “situazioni di attentati come quello di poche ore fa a Francoforte in città come Baghdad possono succedere anche 30 volte al giorno ma il radicalismo non è solo quello islamico: è tutto ciò che porta una persona ad imporre la propria idea anche con l’uso della violenza”.

Il compito di inquadrare storicamente e concettualmente il problema del radicalismo spetta al docente Davide Tacchini che precisa come “non siamo di fronte ad una guerra religiosa perché la religione non è la parte fondamentale del radicalismo di matrice islamica ed infatti i loro nemici principali da colpire sono altri musulmani”. È lo stesso Tacchini poi ad affrontare il tema fondamentale del mondo islamico rappresentato dalla contesa tra l’Islam riformatore e quello radicale, sostenendo la tesi che “la religione musulmana in Occidente è cresciuta molto ma rimane minoritaria e noi abbiamo il compito di aiutare l’Islam a riformarsi perché è più facile poterlo fare in una democrazia che non in un regime, si pensi al caso dell’emancipazione femminile”.

“E’ fondamentale analizzare l’Isis nella propaganda politica che svolge che si basa sul fatto di essere una forza che respinge la corruzione che c’è in altri stati (ad esempio Arabia Saudita), garantire sicurezza e legalità e baluardo contro l’Occidente” dichiara l’analista Gianni Cipriani, il quale ribadisce poi che “la comunicazione dello Stato Islamico è molto ben fatta e ogni bomba gettata sulle città che causa vittime civili e soprattutto bambini aumenta il loro consenso tra la popolazione”. Anche secondo Cipriani il problema “sono state le scelte di altri come la guerra in Iraq che ha aperto il Vaso di Pandora e così anche la destabilizzazione della Siria; ora diventa essenziale capire che il problema non va nascosto anzi, ma vanno evitate scelte retrogradi e razziste da parte nostra”.

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