La legge 107 è un “attacco alla libertà di insegnamento” che rischia di “minare la libertà di studio degli studenti”. Il mondo scolastico non si arrende alla Buona Scuola e venerdì mattina è sceso nelle piazze di tutta Italia per lo sciopero nazionale proclamato da Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola e Snals Confsal.
La mobilitazione ha coinvolto anche docenti e personale Ata di Ferrara che, insieme al personale delle università, enti di ricerca e Afam, hanno protestato davanti alla prefettura in corso Ercole I d’Este. Prima dell’incontro con il prefetto Michele Tortora, una cinquantina di manifestanti ha fatto sentire le proprie ragioni e spiegato le motivazioni che hanno portato al presidio.
Innanzitutto i lavoratori chiedono il rinnovo del contratto fermo da 7 anni, “con una perdita di salario stimata sui 220 euro al mese” fa sapere Hania Cattani, segretaria generale della Flc Cgil e insegnante di scuola primaria che, conoscendo bene le difficoltà dei suoi colleghi, fa emergere il “quantitativo di lavoro sommerso che svolgiamo quotidianamente a casa”. Si tratta della cosiddetta “funzione docente”, un “sovraccarico di incombenze che ci fa superare le 36 ore di lavoro settimanali ma che non viene riconosciuto”.
L’aspetto più contestato riguarda la mancanza di organico. “La legge di stabilità ci ha promesso 150mila assunzioni – ricorda Cattani – ma effettive sono state 30mila, troppo poco rispetto al fabbisogno che c’è dopo anni di tagli al personale. È stato solo uno specchietto per le allodole e noi ora ci troviamo con l’acqua alla gola: ci serve assolutamente la stabilizzazione dei precari”.
Il bisogno di ampliare il personale non riguarda solo i docenti ma anche il personale amministrativo tecnico e ausiliario (Ata), “trascurato a tal punto che si fa fatica a garantire l’apertura di alcune scuole la mattina”. Tra tagli e l’impossibilità di sostituzione in caso di malattia, infatti, “si mette a rischio la stessa apertura degli istituti”.
Una situazione non più accettabile anche nell’università che vive la stessa “mortificazione di risorse” che si ripercuote sugli studenti: “Dal 2008 al 2014 abbiamo perso 100mila studenti, quasi un quinto degli immatricolati prima della crisi” fa sapere Egidio Grassi, impiegato all’interno di Unife e della segreteria Flc. Il punto più sentito è però la “stabilizzazione dei ricercatori” che vive “una situazione di enorme precariato nonostante la rilevanza delle loro attività”.
“La legge 107 è nefasta: la scuola deve essere libera e indipendente come quella pensata dai nostri costituenti – commenta Paolo Accardo, segretario Uil Scuola -. L’impostazione autoritaria secondo cui il preside può nominare i docenti e decidere i bonus sta peggiorando il clima delle relazioni tra docenti, dirigenti, famiglie e alunni”. “Chiediamo di dare dignità alla scuola pubblica” conclude Alessandra Zangheratti, segretaria generale della Cisl Scuola.
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