Politica
23 Aprile 2016
Parte una petizione contro la decisione della biblioteca Bassani di esporli nel banchetto per il 25 aprile

Niente libri di Pansa per la Liberazione

di Redazione | 6 min

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BbTUSLMpvmAakAa-800x450-noPadLa biblioteca comunale Bassani mette anche i libri di Giampaolo Pansa sulla Resistenza nel banchetto per il 25 aprile e scoppia la polemica con tanto di petizione online.

“Si tratta di testi revisioni e negazionisti”, si legge nella petizione lanciata da Irina Aguiari e che ha dato il via a un coro di voci sconcertate. E la giustificazione data dalla Biblioteca non fa altro che generare ulteriore malumore: “La Biblioteca giustifica tale scelta con la volontà di garantire molteplici punti di vista. Credo che su una dittatura durata un ventennio e una guerra civile per la libertà d’Italia non esistano punti di vista discordanti – prosegue la petizione sottoscritta finora da circa 150 persone -. Soprattutto non in una città in cui gli antifascisti sono stati fucilati, non in una biblioteca intitolata a Giorgio Bassani, non in occasione della Giornata della Liberazione. Si tratta di uno sfregio alla memoria di tutti coloro che hanno dato la vita per la libertà del nostro Paese (partigiani e civili). Così come nessuno oserebbe (a ragione) porre un testo di Hitler accanto al Diario di Anna Frank, non vedo per quale motivo tale riserbo non venga dedicato anche alla nostra storia”.

Sul tema interviene anche il presidente dell’Anpi, Daniele Civolani, con una lettera inviata alla direttrice della biblioteca Bassani: “Le scrivo dopo aver firmato la petizione che chiede la rimozione dei libri di Pansa dalla esposizione dei libri sulla storia della Resistenza – scrive Civolani -. Nel testo della stessa si riporta la vostra risposta che avete l’abitudine di esporre opinioni diverse, ma su questo avrei alcune obiezioni. Lei avrà notato che io scrivo sempre Resistenza con la lettera iniziale maiuscola, lo faccio perché la Resistenza è un’idea, un ideale che coinvolgeva decine di migliaia di uomini e donne di diversa fede politica oltre che religiosa, uniti semplicemente dall’anelito alla libertà e alla democrazia. Che poi in mezzo a 100.000 persone ci siano anche opportunisti e peggio, lo dice la statistica. Pansa scrive Resistenza con la minuscola. Si dice che c’è una esposizione di libri di “storia” sulla Resistenza. Non ho dubbi che lei sappia cos’è la storia e che dunque si faccia una certa fatica a definire Pansa uno storico. Dove sono i documenti, i verbali, le prove di quanto si afferma oltre ai “si dice” e i “raccontano”? Io non sto negando che ci siano stati movimenti resistenziali armati postbellici, basti pensare alla volante rossa, come non nego che fra i combattenti ci fossero persone che non meritavano il nome di Partigiani, è successo anche a Ferrara – concede il presidente dell’Anpi -. Ma vanno trattati da storici, non da giornalisti e da editori interessati a vendere ad una certa parte di lettori. Se lei mette i libri di Pansa accanto a quelli di De Felice o di Mack Smith o Chabod o Battaglia, potrebbe a ragione (sua) affiancare quelli che stanno alla base del pensiero(?) di Casa Pound o di Forza Nuova che, tra l’altro, si nutrono delle supposizioni spesso pressapochistiche di Pansa. Mi creda, c’erano molti motivi per evitare di offendere la sensibilità di chi ha avuto persone care morte durante la guerra per mano dei fascisti o che hanno patito la loro persecuzione. Io, per parte mia, le chiedo un solo favore personale: ho avuto l’onore di scrivere le storie di due persone straordinarie, Darinka Joijc e Ferruccio Mazza, a cui è stata intitolata la scuola di Barco, se mai dovessero esser stati esposti insieme a quelli di Pansa, la prego di toglierli e di riporli lontano, molto lontano”.

Prima ancora anche Rifondazione Comunista aveva dichiarato il suo sconcerto: “Appare imprescindibile che in una biblioteca si possano trovare testi di diversa ispirazione ideologica collocati in diversi scaffali – afferma la segretaria della federazione di Ferrara -, ma ciò che appare inaccettabile è che gli stessi siano ubicati al centro di un banchetto posto a celebrazione della Resistenza e dei suoi martiri. Tali testi posti in questo nucleo tematico non fanno altro che avvalorare la tesi che sulla lotta dei partigiani possano esserci “diverse posizioni ugualmente lecite”, tutto ciò non è ammissibile. Non c’è pluralismo che tenga, questa scelta è inequivocabilmente irrispettosa nei confronti di quegli uomini e di quelle donne che hanno immolato la loro vita nella lotta al nazifascismo; a seguito di un ventennio di dittatura non sono contemplabili due punti di vista, nella giornata del ricordo di coloro, i partigiani, che sono morti in nome della libertà e della democrazia. È necessario estirpare con decisione dalla nostra cultura, l’idea che il fascismo possa reputarsi tollerabile; se si agisce nell’ottica che il fascismo è solo “una diversa opinione” è inutile poi stigmatizzare idee e azioni professate da movimenti di chiara ispirazione fascista quali “Casa Pound”, “Forza Nuova” o altro”.

Sul fronte opposto si schiera invece Alan Fabbri, capogruppo in Regione della Lega Nord: “Invocare la rimozione di libri richiama tempi bui, nega e contraddice quindi il significato vero del 25 aprile, ossia la lotta per la Libertà, anche di opinione – scrive l’esponente del Carroccio -. Non se ne può più di questo retaggio nostalgico della sinistra, che si è impossessata di una festa di tutti, di una data storica. Ricordo che la Resistenza non l’hanno fatta solo i comunisti, ma tra gli eroi che diedero la vita per liberare il Paese dal nazifascismo ci furono anche liberali, cattolici, liberi pensatori, persone di diversa estrazione e di credi differenti. È ora che certa sinistra la finisca di strumentalizzare il 25 aprile per far propaganda a se stessa. Mio nonno, Gianpietro Fabbri, fu partigiano, non comunista, ma democristiano. Il suo ricordo è il mio orgoglio. Nei circoli Anpi – continua Fabbri – ci si ostina a parlare esclusivamente di ‘compagni’, promuovendo di fatto un falso storico (o, quantomeno, solo mezze verità). È ora inoltre che si inizi a parlare di ciò che è accaduto dopo la guerra, e che anche l’Anpi dica la sua a riguardo, per evitare di giustificare ogni tipo di assassinio in nome di un conflitto già finito. Ricordo a questo riguardo episodi come l’eccidio di Argelato: l’esecuzione sommaria, compiuta dai partigiani delle Brigate Garibaldi, di decine di persone, tra cui i sette fratelli Govoni. Esecuzioni precedute da torture e sevizie, a guerra finita. Ricordo anche l’uccisione dei preti e dei seminaristi, vittime della furia ideologica comunista, come il nostro Rolando Maria Rivi, beato della Chiesa cattolica, barbaramente trucidato a 14 anni solo perché indossava l’abito talare. Se Pansa ha tolto dal cono d’ombra argomenti scomodi alla retorica comunista è perché ha a cuore la verità storica. E questo dà valore al 25 aprile, che è festa di tutti. Non lasceremo che anche quest’anno la sinistra si impossessi della festa di Liberazione per la sua bassa propaganda politica – conclude Fabbri -. La petizione di Irina Aguiari è la negazione stessa del 25 aprile”.

“I libri di Pansa – afferma Matteo Fornasini di Fi – parlano dei tantissimi crimini commessi dopo la fine della guerra dai partigiani comunisti che in molti casi hanno ucciso italiani che nulla avevano a che fare con il regime fascista. Questi libri hanno avuto l’indubbio merito di portare alla luce una verità per troppo tempo negata soprattutto dai comunisti per ovvie ragioni. Ovviamente è partita immediatamente una mobilitazione contro questa esposizione addirittura tramite una petizione che chiede la rimozione dei libri. Trovo davvero incredibile, vergognosa, antidemocratica, incivile e fascista questa petizione. Cosi come è altrettanto vergognoso che dopo più di 70 anni ancora ci si divida su questi temi a causa di una esigua minoranza di comunisti faziosi e pericolosi che continuano a voler usare strumentalmente e a fini politici la travagliata storia di quegli anni. E allora contro questa deriva faziosa, anti liberale a anti democratica io al contrario ritengo che i libri di Pansa dovrebbero essere letti nelle nostre scuole, per insegnare alle nuove generazioni tutta la verità storica del nostro Paese”.

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