Ogni opinione e critica serve a migliorare e a crescere, e noi, da organizzazione “in crescita” teniamo molto allo sviluppo del nostro percorso di vita individuale e professionale, pertanto riteniamo di grande interesse e utilità gli stimoli intellettuali e il confronto. Siamo comunque rimasti sorpresi di fronte alle parole di tal “Benzema” a commento dell’articolo.
L’interpretazione delle ottave del «Poeta», al di là della lettura di Pedrini, che come per tutti gli esseri umani può piacere o meno (e ci mancherebbe), non intende esprimere opinioni «etiche e politiche» che proponiamo. Il nostro intento è inclusivo, finalizzato ad accogliere e a far emergere argomenti meno abusati del poema.
Basta leggere il canto Canto XXV (ottave 39-44) per capire che non stiamo forzando o inventando interpretazioni: Ariosto non cantò solo l’amore «di un uomo per una donna», che pur rimanendo al centro del testo, nobile e da noi elogiato come ogni altra forma di sentimento, non può che essere una delle innumerevoli sfaccettature delle intricate trame del poema.
In quelle ottave in particolare si legge dell’amore di Fiordispina per Bradamante, la quale, mentre la guerriera riposa accanto a lei «piange e geme / che sempre il suo desir sia più focoso». Forse non sarà comoda come la lettura – che a noi sembra un po’ datata, oltre a essere vista e rivista – dell’amore eterosessuale e assoluto di Orlando per Angelica, che ci pare proprio il prototipo della “bella in modo assurdo” e irraggiungibile “velina” che tutti desiderano, ma non si tratta semplicemente delle nostre opinioni, soltanto di una lettura più creativa e tutt’altro che superficiale.
Abbiamo proposto, come sempre nei nostri eventi culturali, contenuti strettamente legati alle tematiche del Furioso stesso, scaturite dalla penna di un autore di 500 anni fa che, a quanto pare, era più moderno di alcuni bigotti ferraresi di oggi.
Lo staff di “Per conto di Ariosto”
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