Attualità
24 Febbraio 2016
I dirigenti di Arpae Ferrara sentiti in commissione consiliare

Qualità dell’aria. Biomasse e traffico incidono più del petrolchimico

di Daniele Oppo | 4 min

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Sullo stato critico della qualità dell’aria a Ferrara pesano di più la posizione geografica, l’andamento del clima, l’uso delle auto e le combustioni in ambito civile che le produzioni del petrolchimico.

È in estrema sintesi quanto si ricava dalla relazione che i dirigenti dell’Arpae di Ferrara hanno fatto martedì pomeriggio alla 4^ commissione consiliare – presieduta da Alberto Bova – su un ordine del giorno proposto dal M5S.

“A Ferrara siamo messi un po’ peggio – spiega Enrica Canossa dei Servizi Ambientali di Arpae – perché siamo in mezzo all’incrocio dei venti che spingono da nord e da occidente”. Così gli inquinanti convogliano e stazionano in quest’area, con tutto quello che vuol dire in termini di salubrità dell’aria.

“È una situazione di criticità – afferma dopo aver fatto vedere il grande numero di superamenti dei limiti di legge nel 2015 e l’andamento non rassicurante nel 2016 – ma non drammatica se paragonata con gli anni precedenti, soprattutto con l’annus horribilis del 2012”. La lettura – come Canossa avrà modo di specificare rispondendo alle critiche del consigliere grillino Mariano Simeone – non è quella di una situazione di tranquillità, ma di una costanza della criticità, ancora di più se gli sforamenti vengono rilevati per la prima volta anche nella stazione di fondo rurale di Gherardi che “ci tiene in allerta”.

Le situazioni più rilevanti sono quelle che riguardano la concentrazione nell’aria di micropolveri (Pm 10 e Pm 2.5) e – in estate – di ozono. E proprio sulle prime, “la combustione civile è un forte contribuente per molti inquinanti. Le biomasse, che pure hanno tante qualità come fonti rinnovabili, per uso domestico hanno un peso tutt’altro che trascurabile dal punto di vista degli inquinanti specifici, oggi producono circa un terzo delle polveri”. Così come sono rilevanti il traffico veicolare quando si parla di Pm 10, monossido di carbonio e ozono.

In questo contesto, il petrolchimico diventa quasi secondario: “È chiaro che il contributo c’è – afferma Luca Barboni dell’unità Ipcc che si occupa proprio di monitorare tali impianti – ma è calato negli anni ed è molto minore rispetto al passato”. Questo sia per i miglioramenti negli impianti (come avvenuto ad esempio sugli idrocarburi aromatici) sia per per il calo subito dalla produzione in generale. I controlli però non mancano – “sia a sorpresa che con preavviso” – anche se è impossibile verificare direttamente gli elementi chimici generati durante la combustione in torcia: “Le temperature sono troppo elevate per poter posizionare della strumentazione – spiega il direttore Luigi Trentini – però sappiamo cosa sta andando nelle fiamme”. Un controllo viene comunque fatto anche “tramite dei gascromatografi”.

“Le ricadute – prosegue Trentini – le possiamo misurare solo con le centraline a terra, ma durante tali eventi non abbiamo rilevato differenze significative”. Ad esempio, aggiunge Canossa, durante gli eventi che hanno riguardato dei malfunzionamenti nell’impianto Versalis, “non siamo riusciti a discriminare l’impatto”.  A dimostrarlo ci sono anche i grafici che mostrano livelli di concentrazione degli inquinanti nei giorni di accensione delle torce che non mostrano picchi particolari.

Ma tutto questo è solo una porzione del problema: “Un forte contributo – spiega ancora Canossa – viene dagli inquinanti secondari che sono quelli che si formano nell’atmosfera e che si uniscono alle polveri o partecipano al ciclo dell’ozono. Per questo la riduzione delle fonti inquinanti non comporta una riduzione lineare degli inquinanti in atmosfera”. E forse è anche per questo che andare a controllare gli effetti immediati delle domeniche ecologiche o dei giovedì senz’auto ha poco senso: “Non lo facciamo neppure più – rivela ancora Canossa – perché poi passerebbe il messaggio che siano provvedimenti inutili e non è vero: la cosa importante è far abbassare il fondo”.

Ma per far questo servono strategie a lungo raggio e che interessano tutta l’area padana, che sono di competenza della politica. Leonardo Fiorentini punta ad esempio su una vera implementazione del trasporto pubblico, la Regione ha adottato il Pair (Piano aria integrato) per riportare i livelli di inquinamento nei limiti fissati dall’Europa, e il Comune sta adottando alcune misure apposite, come l’abbassamento del riscaldamento negli edifici pubblici (che finora funziona così così). Interventi mirati hanno d’altronde portato a miglioramenti su altri fattori: “Il monossido di carbonio e gli ossidi di zolfo – afferma ancora Canossa – non sono più un problema: le azioni di risanamento sul lungo periodo le abbiamo viste, ora, ad esempio, non molliamo la presa sugli idrocarburi policiclici aromatici”.

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