Politica
10 Febbraio 2016
Nessun edificio pubblico ha rispettato il limite di 19°. M5S: "Spreco di risorse e danno alla salute"

L’ordinanza sulle temperature che nessuno rispetta. Nemmeno il Comune

di Ruggero Veronese | 4 min

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Il 'record' nei corridoi del tribunale: 25,7°

Il ‘record’ nei corridoi del tribunale: 25,7°

È scaduta a mezzanotte l’ordinanza emanata dal sindaco Tiziano Tagliani che disponeva per una settimana la riduzione delle temperature a 19 gradi centigradi negli ambienti di vita (case, uffici, negozi, sedi di associazioni o luoghi di culto), per contrastare i sempre più frequenti sforamenti nei livelli della qualità dell’aria. Un’ordinanza che seguiva le disposizioni del Piano Aria Integrato Regionale ma che a Ferrara è iniziata e terminata parecchio in sordina. Al punto che i primi a non averla recepita sono proprio gli enti pubblici.

Municipio, tribunale, procura, poste centrali, uffici del Comune: in nessuno di questi edifici l’ordinanza del sindaco è stata rispettata. Anzi, proprio mentre nelle abitazioni private si cerca di ridurre consumi e bollette, è nei luoghi pubblici che le caldaie continuano a marciare a pieno regime. L’entità degli sforamenti è molto variegata: se nelle sale del municipio si va dai 20° ai 22,5°, nei corridoi del tribunale si toccano addirittura i 25,7°. Le uniche sedi istituzionali vicine a rispettare la soglia dei 19° sono la questura e il Castello Estense – ambiente già di per sé più freddo -, dove solo in rari casi temperature toccano i 20,5°.

Ma riassumiamo brevemente gli immobili dove lunedì e martedì abbiamo effettuato le rilevazioni (sempre ad almeno quattro metri dai termosifoni). In Municipio la temperatura si aggira sui 20.7° tra i corridoi ed è più alta nelle stanze (22.5° nella Sala dell’Arengo, 22,9° in quella degli Arazzi, entrambe vuote e inoccupate al momento della rilevazione). All’ultimo piano del Castello Estense (sede degli uffici della Provincia) si va dai 19.5° ai 20,5°; il salone centrale delle Poste Centrali è riscaldato a 20,4°; gli uffici dell’anagrafe in via Fausto Beretta si aggirano intorno ai 21° – 21,5°; quelli per le attività commerciali e produttive in via Boccaleone tra i 20,3° e i 20,7°. Sforamenti tutto sommato moderati, se confrontati a quelli che si registrano nei palazzi di giustizia: tribunale e procura. Nel primo il termometro indica 21,2° nelle sale di udienza che salgono addirittura a 25,7° nei corridoi principali. Simile la situazione in procura, con minime superiori ai 22° e massime che toccano i 24,4°. Il nostro piccolo tour si conclude in questura, dove gli sforamenti sono minimi: mezzo grado nell’ufficio denunce, qualche decimale in più al piano superiore.

Nonostante le differenze tra le singole situazioni, un dato appare inconfutabile: nessuna delle principali sedi istituzionali ha rispettato l’ordinanza del sindaco. Viene quindi spontaneo domandarsi quale sia il vero scopo di provvedimenti di questo genere: una reale attenzione per l’ambiente o solo la necessità politica e istituzionale di farsene promotori? Di sicuro il termine ‘ordinanza’ suona decisamente meno perentorio, quando nemmeno l’ente che le emana si impegna a rispettarla.

Eppure già il Movimento 5 Stelle nelle ultime settimane aveva sollevato il problema, attraverso un’interpellanza del 14 gennaio che al momento non ha ancora ricevuto risposta. Il consigliere Sergio Simeone sottolineava infatti come il 30 dicembre 2015 sia stato firmato un protocollo di intesa tra Ministero dell’Ambiente, Anci e Regioni, che prevede “la riduzione delle temperature massime di riscaldamento negli edifici pubblici e privati”, e in particolare “l’abbassamento di due gradi del riscaldamento se i limiti di inquinamento superano i valori consentiti per sette giorni consecutivi”. Il M5S chiedeva in alla giunta se sono state effettuate verifiche sulla temperatura degli edifici pubblici, quali esito abbiano dato e, in caso negativo, come l’amministrazione intende intervenire al riguardo. Simeone cita i dati della Organizzazione Mondiale della Sanità, allarmanti per quanto riguarda il Nord Italia, dove si stima che l’inquinamento diminuisca di 14 mesi la speranza di vita media (5,7 al sud e nelle isole, 6,6 nel centro Italia). Nella sola Emilia-Romagna, nel 2010,  sono stati indicati 122 morti legate alla cattiva qualità dell’aria. “Dobbiamo impegnarci ad eliminare la combustione evitabile per fare bene all’aria – afferma il consigliere -. Tutta la combustione impiegata per scaldare sopra i 19° è inutile e dannosa, oltreché rappresentare uno spreco di combustibile e di risorse economiche. Dando il buon esempio l’amministrazione, oltre a rispettare la legge, potrebbe chiedere ai cittadini il medesimo sforzo di attenzione nelle proprie abitazioni, favorendo il senso di comunità. Potrebbe addirittura fare una campagna ‘io lo faccio e tu?’, con avvisi mirati negli uffici ‘virtuosi'”.

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