
Paolo Bruni
Non ha nemmeno fatto in tempo a festeggiare l’elezione a nuovo presidente di Cogeca (la Confederazione generale delle cooperative agricole dell’Ue) che ora Paolo Bruni si trova a far fronte a grossi grattacapi. Il manager ferrarese, al vertice anche di Fedagri e di Apo Conerpo (oltre che vicepresidente di Conserve Italia), deve difendersi dalle accuse che gli sono piovute addosso dall’ex direttore di Confcooperative di Ferrara, Vincenzo Sette, fino a ieri suo braccio destro.
La notizia arriva dal settimanale Panorama, che riporta come Bruni, 50 anni, sia accusato di avere fatto fatture false e di aver gonfiato i rimborsi spese, incassando in questo modo almeno 750mila euro negli ultimi anni. Bruni avrebbe perfino pagato una lussuosa festa di compleanno con i soldi sottratti ai soci delle cooperative bianche. Nell’articolo a firma Maurizio Tortorella il presidente si difende annunciando querele: “cado dalle nuvole, è tutto falso”.
Ma andiamo con calma. Alla guardia di finanza di Roma è stato presentato un esposto firmato da Sette, ex direttore della Confcooperative estense ed ex amministratore delegato allo sviluppo cooperativo, cariche dalle quali si è dimesso subito dopo aver presentato la denuncia.
Secondo l’esposto, tra il 2006 e il 2009, Bruni avrebbe incassato almeno 300mila euro attraverso fatturazioni per servizi mai resi e avrebbe usato falsi rimborsi spese per sottrarre indebitamente denaro alle società delle cooperative. Si parla di cifre enormi: 450mila euro tra il 2002 e il 2009 incassati “per attività – si legge nel settimanale – che non presentavano alcun collegamento giustificativo con l’attività di Confcooperative Ferrara o di Sviluppo Cooperativo”.
Tutte “anomalie” delle quali Sette si sarebbe accorto una volta entrato come amministratore delegato (a partire dal 2004) nella Sviluppo Cooperativo, società di assistenza e consulenza alle aziende agricole aderenti a Confcooperative Ferrara fondata nel 1998: “parte delle attività progettuali – riporta Tortorella nel suo articolo – erano svolte solo in apparenza”: servivano a suo dire per accumulare fondi attraverso “un sistema di false fatturazioni emesse nei confronti di società nelle quali Bruni deteneva la presidenza o la vicepresidenza, così da garantirgli compensi non dovuti”.
In tutto questo tempo passato a controllare le manovre del manager, Sette ha accumulato copie di assegni, fatture, versamenti bancari, copie di giustificativi. E già nel 2007 si era arrivati a un confronto diretto tra i due: “a partire dal novembre-dicembre – sono le parole di Sette riportate dal giornalista del periodico – ho manifestato al presidente il mio rifiuto a firmare gli assegni, una circostanza che mi ha fatto rischiare il licenziamento”.
Da allora Bruni avrebbe firmato direttamente gli assegni, usati per concedersi lussuosi svaghi come vacanze a Cortina, alberghi in località termali, noleggio di imbarcazioni a Porto Rotondo, pagarsi l’autista. Fino alla festa di compleanno in laguna. Per festeggiare i suoi 50 anni, il manager ferrarese si è concesso un party in un hotel d’elite con invitati vip, tra noti volti televisivi ed ex ministri, per la modica cifra di 75mila euro, pagati – sembrerebbe – da Sviluppo Cooperativo e Confcooper Agri (altra società nella quale Bruni riveste incarichi di vertice).
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