Si chiama Skip, è un progetto europeo, biennale, finalizzato all’inserimento lavorativo per adulti disabili. Nella versione definitiva, con esiti e obiettivi, è stato presentato ieri (venerdì) alla “Città del Ragazzo”, che come capofila lo ha coordinato.
Finanziato per il 75 % dei 396.000 euro complessivi dall’Eacea (Education, audiovisual and culture executive agency) e coperto per la restante parte da autofinanziamento dei singoli partner, ossia Italia (Opera Don Calabria-città del ragazzo), Germania, Spagna, Repubblica Ceca, Grecia, Skip è oggi realtà.
Frutto di un lavoro di confronto delle differenti prassi esistenti nei vari paesi, strutturato in moduli, teso a valorizzare le competenze e l’autostima dei destinatari, è stato sperimentato su una sessantina di formatori e altrettanti fruitori.
Il risultato, come ha spiegato Silvia Cavicchi, referente per l’Opera Don Calabria-città del ragazzo, è la realizzazione una solida piattaforma Ict «che nel tempo potrà essere aggiornata e integrata». “Un aspetto fondamentale”, secondo l’assessore comunale competente, Chiara Sapigni, tanto più perché “oggi più che mai bisogna valorizzare i servizi personalizzati”.
Soddisfazione e orgoglio ha espresso il direttore, Giuseppe Sarti, che ha rimarcato l’importanza della «condivisione dei linguaggi» dei differenti mondi, quindi istituzioni, associazionismo, cooperazione, impresa, volontariato, «per lavorare assieme».
Un plauso è giunto da Carlos Dana, portavoce del comitato ferrarese area disabili e presidente della locale sezione Anmic (Associazione nazionale mutilati e invalidi civili), secondo cui Skip pone le base per fare comprendere la differenza tra assistenzialismo, che si risolve in danari, e assistenza, che riguarda gli strumenti.
«La scommessa – la chiosa di Dana – è fare comprendere che i disabili, anche nel mondo lavorativo, sono una risorsa, non un peso».
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