Cronaca
25 Novembre 2015
Il Sant'Anna si oppone al risarcimento a Melotti di 17 quadri mancanti dalla collezione donata, mentre altri 80 sono sono stati 'dimenticati' nell'ala venduta all'Ausl

Ospedale citato in giudizio per… ingratitudine

di Ruggero Veronese | 4 min

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sant'anna giovecca

È possibile aiutare in maniera totalmente gratuita e disinteressata un ente pubblico? Verrebbe da rispondere con un secco ‘no’ se si pensa alla vicenda capitata a Renzo Melotti, il gallerista ferrarese che nel corso degli anni ’90 donò una immensa collezione di quadri (circa 200 tele in totale) il cui valore complessivo si aggirava sui due miliardi di lire.

Una collezione sostanzialmente abbandonata a se stessa dall’azienda ospedaliera dopo il trasferimento del Sant’Anna a Cona, al punto che Melotti (dopo aver offerto più volte il proprio aiuto per spostare i quadri) chiese e ottenne la restituzione di parte delle opere attraverso il tribunale di Ferrara.

Ma le sue disavventure non erano ancora finite: non solo 17 tra i quadri ancora da restituire continuano a mancare all’appello (e l’ospedale ora si oppone alla richiesta di risarcimento), ma anche un’ottantina di quelli rimasti di proprietà del Sant’Anna sono stati sostanzialmente ‘dimenticati’ nell’ala di corso Giovecca recentemente venduta all’Ausl. E la pazienza di Melotti, dopo questo ennesimo smacco, ha raggiunto il limite. Al punto che il gallerista ha deciso di appellarsi al codice civile chiedendo la “restituzione per ingratitudine” di tutte le opere.

Una vicenda giudiziaria che, come conferma l’avvocato di Melotti, Roberto Anselmi, nasce da una grande amarezza personale del gallerista, che nel corso degli anni si è dimostrato un modello di filantropia verso gli enti pubblici. Nel 1993 infatti il gallerista formò il comitato “Dieci artisti per Ferrara” per promuovere il territorio attraverso il suo patrimonio artistico, per poi fondare la Fondazione Melotti per la chirurgia pediatrica che ha aiutato a  finanziare borse di studio ai laureandi e spedizioni umanitarie dei pediatri ferraresi in paesi del terzo mondo (attività che nel 1995 lo portarono anche a vincere il Premio Stampa per la sua attività di benefattore). A questo si aggiunge un’altra importante donazione di quadri al Comune di Copparo, nel 2005, che però dovette restituire le opere non riuscendo a trovare una collocazione adeguata.

Ma torniamo ai quadri nell’ex Sant’Anna: sei mesi fa scrivevamo della sentenza che obbligava l’ospedale alla restituzione. Cosa è successo dopo? L’avvocato Anselmi spiega che anche dopo il giudizio del tribunale Melotti fu costretto a insistere – minacciando anche azioni esecutive – per ottenere le proprie opere, fino a quando l’azienda ospedaliera organizzò un sopralluogo nell’anello di Corso Giovecca.

Solo in quell’occasione il personale dell’ospedale si accorse dell’assenza di 17 quadri e ne denunciò il furto, commesso da ignoti in un momento non precisato. Melotti quindi non ha potuto far altro che chiedere il risarcimento delle opere, valutate 83.300 euro, ma il Sant’Anna non ha intenzione di pagare un euro: nella delibera approvata lunedì l’ospedale affida l’incarico al proprio studio legale per “resistere all’azione proposta essendo dubbia la titolarità del diritto al risarcimento del ricorrente e ritenute comunque adempiute le prescrizioni previste negli atti di donazione per quanto riguarda la diligenza in relazione alla protezione – anche assicurativa – delle opere, tenuto conte degli obblighi di esposizione delle medesime”.

Per anni i quadri della collezione Melotti hanno fatto da sfondo ai corridoi dell'ospedale

Per anni i quadri della collezione Melotti hanno fatto da sfondo ai corridoi dell’ospedale

Ma quello che il legale di Melotti ritiene il colmo dell’ingratitudine (in senso umano ed eventualmente anche giuridico) doveva ancora arrivare: la sentenza del tribunale infatti imponeva al Sant’Anna la restituzione solo di una parte delle opere (circa i tre quinti), in quanto non tutti i quadri donati erano soggetti alle clausole (esposizione e assicurazione) violate dopo il trasferimento a Cona. Un’ottantina di quadri è quindi rimasta nell’ala dell’ex ospedale recentemente ceduta all’Ausl, che si trova così in possesso di opere d’arte di valore senza averne formalmente né la proprietà né alcuna responsabilità di tutela.

La vicenda, in pratica, ricorda sempre di più il comportamento di chi vende il proprio garage e ne approfitta per liberarsi anche dei regali ‘sgraditi’ accumulati nel corso degli anni. Peccato che in questo caso non parliamo di vecchi elettrodomestici, ma di opere il cui valore complessivo supera i 200mila euro. All’inizio dell’anno prossimo il tribunale civile di Ferrara si troverà quindi di fronte a un’insolita richiesta: una “revocazione di una donazione per ingratitudine”, con cui Melotti punterà alla restituzione di tutti i quadri regalati nel corso degli anni, anche quelli nell’ala oggi dell’Ausl.

E pensare che tutta la vicenda nasce da una difficoltà non insormontabile: durante il trasferimento a Cona, l’ex dg Gabriele Rinaldi comunicò al gallerista i problemi economici per lo spostamento dei quadri, che sarebbe costato circa 80mila euro. Melotti si offrì quindi volontario assieme ad altri appassionati d’arte, raccogliendo anche il supporto del sindaco Tagliani (che diede la disponibilità dei mezzi comunali) e ricevendo privatamente l’approvazione del ministro Dario Franceschini. Ma senza un atto formale dell’azienda ospedaliera, ogni proposito cadde nel vuoto e i quadri furono lasciati in corso Giovecca assieme ad altre opere di pregio, come la cancellata in ferro battuto del 1924 del fabbro Bottoni abbandonata nel cortile interno, di cui scrivemmo a suo tempo. Nell’attesa di diventare una vera Casa della Salute, l’ex nosocomio rischia di diventare famoso come Casa dell’Arte. Abbandonata, però.

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